Olivo Matto

Del perché vi siano irragionevoli e indebite storture del mercato in materia di cibo

Luigi Caricato

Del perché vi siano irragionevoli e indebite storture del mercato in materia di cibo

Alfonso Pascale > “Fino a quando il mercato e lo stesso ruolo delle preferenze sociali nello scambio economico (la voglia di premiare, a mie spese, chi è gentile con me, dandogli fiducia) non passano dall’io e dalla mutua indifferenza al noi, questa situazione assurda che si verifica nello scambio del cibo non si potrà eliminare. Occorrerebbe che i produttori agricoli, i trasformatori, i distributori e i consumatori si chiedessero: Che cosa dobbiamo fare? Quale linea di azione è migliore per noi? Dovremmo agire come se fossimo un unico soggetto che tende a massimizzare una sorta di funzione di benessere sociale, garantendo un beneficio per tutti coloro che partecipano allo scambio. Ma questo presuppone che si sperimentino relazioni di mercato genuinamente sociali. E questo non si fa perché non ci diamo fiducia reciprocamente. In realtà, tutti quanti noi siamo convinti che incontrarsi per scambiare in un atteggiamento di amicizia e di non opportunismo non sia sociale o morale perché non ci sarebbe nessuno che compirebbe sacrifici. Eppure, già avere dei rapporti normali e civili tra i diversi soggetti dello scambio economico sarebbe un fatto morale. Lo diceva Antonio Genovesi, nella seconda metà del Settecento. Ma noi ancora ignoriamo questa lezione, nonostante la crisi economica e le difficoltà nell’accesso al cibo”.

A sostenere tale pensiero è una tra le menti contemporanee più lucide e preziose di cui possiamo disporre: Alfonso Pascale, presidente della Rete delle Fattorie Sociali. A scaturire tali riflessioni un mio provocatorio post pubblicato su facebook.

I commercianti? Ladri di vita. Dura denuncia di Confagricoltura. Per un chilo di pesche al produttore vanno 34 centesimi, ma il consumatore le acquista a 4 euro. Le angurie? Al produttore vanno 11 centesimi al chilo, ma il consumatore le acquista a 1,80 euro. E’ sbagliato sostenere che qualcuno giochi a fare il farabutto e il mascalzone?

Una simile drammatica denuncia non può essere ovviamente confinata al solo settore ortofrutta. Il comparto oli di oliva è tra i più bersagliati dagli speculatori, a danno dei produttori che non riescono a ricavare il giusto reddito a compensazione delle proprie fatiche e dei costi sostenuti. E’ ora di reagire ai mercati che sono contro l’uomo, non si può continuare a far finta di nulla.

Chi mi segue su fb può leggere anche le altre riflessioni.

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