Olivo Matto

Extra vergine prodotto civetta. Alla fine c’è sempre chi ci casca

Luigi Caricato

Extra vergine prodotto civetta. Alla fine c’è sempre chi ci casca

In un momento di grande confusione generale e di perdurante crisi economica, non hanno mai termine le offerte di olio extra vergine di oliva proposto al consumatore con l’abusata formula del sottocosto. Dopo quanto abbiamo scritto intorno all’olio Primadonna, proprio ieri in una pagina pubblicitaria apparsa sul “Corriere della Sera”, torna in scena la bottiglia da litro, questa volta proposta a 1,89 euro, 20 centesimi in più rispetto a dicembre scorso. Ecco, al riguardo, una illuminante motivazione del perché si possa giungere a simili prezzi, espressa con grande acume da Massimo Occhinegro, in un post sul mio profilo facebook.

Massimo Occhinegro dixit:

“Attualmente, ma anche tempo fa, è possibile comprare un olio spagnolo a 2,00 euro mentre l’olio greco a 2,25 e l’olio italiano a 3 euro.

Non c’è mai stato un gap, ossia un divario così alto.

Questo non basta. Infatti anche adottando una politica di prezzi basata sui soli costi variabili (direct costing) e anche considerando il peso specifico dell’olio di 0,916, non si arriva mai al prezzo praticato da Lidl.

Come si arriva ai prezzi stracciati?


a) Ipotesi più probabile: la Lidl tratta l’olio come prodotto civetta per attirare i consumatori, quindi lo vende sotto costo per un certo periodo di tempo e per una certa quantità.

Il prodotto di conseguenza acquista anche visibilità, e qualora non ci fosse un vincolo di esclusiva per la catena si creerebbe anche un marchio.

Alcune aziende hanno fatto la loro fortuna con questa strategia. Accettano le politiche delle catene distributive – e d’altronde se non lo fa un’azienda lo fa un’altra – per poi diffondersi puntando sul marchio.

L’ acqua Vera, per esempio, fu diffusa grazie a forti politiche di marketing mix basate essenzialmente sulla leva prezzo.

b) Altra ipotesi: l’azienda decide di vendere sotto costo volutamente, a patto che lo stesso distributore gli compri altro olio ad un prezzo più remunerativo. Alla fine, per un’azienda ciò che conta è l’utile complessivo.

E’ evidente che se poi l’azienda in questione vende sempre il prodotto non remunerativo, mentre l’altro è affetto da slow moving (ossia scarse vendite: ovvero, si muove poco) alla fine tale strategia non paga nel medio-lungo termine.

Che dire?

Valutazioni tristemente vere, quelle di Occhinegro, che devono farci riflettere. Per questo, è evidente che si debba prestare la massima attenzione possibile alla politica di marca. Alla fine, nonostante le azzardate e rovinose scelte commerciali di alcune catene distributive, la strategia della qualità rapportata alla serietà dell’azienda olearia cui destiniamo la nostra attenzione, farà sempre la differenza.

II consumatore è avvertito. Nel momento in cui egli rifiuterà il sottocosto, avremo sicuramente meno problemi e più certezze in merito alla reale qualità degli extra vergini.

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