Olivo Matto

Gli uni contro gli altri

Luigi Caricato

Avete notato come è cambiato lo stile dei rapporti umani all’interno del comparto olio da olive? Fino al 2011 si vivacchiava, c’era un finto dialogo tra i vari attori della filiera. Si trattava di un dialogo molto finto, a dire il vero, ma almeno una parvenza di armonia tra le parti esisteva, e non solo a parole.

Dominava, un tempo non poi così lontano, una forma di rispetto. Ciascuno riconosceva le difficoltà del confronto tra soggetti con interessi e obiettivi differenti, ma si tentava comunque, e in ogni modo, di ricucire, di giungere a una forma pur primitiva ed elementare di confronto. Anche perché ciò che a tutti interessava erano i buoni esiti per l’intero comparto. Oggi nemmeno questa parvenza di dialogo esiste più. Non interessa difendere le buone sorti generali del comparto olio da olive, ci si concentra su se stessi, sul proprio interesse particolare, chiusi nel proprio egoismo.

E’ dal 2011, in particolare, che si è avuta una rottura netta tra i vari protagonisti del comparto. A partire dall’introduzione del parametro degli alchilesteri, per l’esattezza. Si è creata una separazione che appare ormai insanabile. Solo che tale frattura comporterà gravi conseguenze, che inizieremo a pagare a caro prezzo più avanti, quando sarà ormai troppo tardi. Nessuno se ne cura, nel frattempo, come se le sorti del comparto fossero a estranee al proprio percorso imprenditoriale.

E’ finita dunque l’ipocrisia di quando, puntualmente a ogni convegno, si parlava di una dichiarata e forse (chissà) sincera volontà a mettersi insieme e “fare sistema”, portando avanti iniziative comuni. Oggi, invece, è ben diverso. E’ in atto una dura guerra e non si risparmiano i colpi (soprattutto quelli bassi, i più vili).

In realtà si sta assistendo a una guerra anomala. C’è, da una parte, chi lancia il sasso, per colpire, per fare male; e chi, dall’altra, il sasso cerca di evitarlo, tentando di schermirsi e difendersi. Di conseguenza anche il titolo di questa mia “incursione” – “Gli uni contro gli altri” – è per molti aspetti errato. Non è vero, non ci sono, a ben riflettere, gli uni contro gli altri. La guerra a combatterla è una parte sola – e non la combattono nemmeno in tanti, per la verità, ma solo un nucleo ristretto di persone, fingendo di avere dietro un esercito, ma non è così. In realtà, a sentirsi in guerra sono solo i rappresentanti di alcune organizzazioni, e guarda caso le stesse su cui grava la diretta responsabilità del declino del comparto olio da olive. E così, piaccia o non piaccia, la guerra c’è. Se ne vedono i segni esteriori, ma si finge di combatterla, perché non c’è un nemico che risponde al fuoco. E’ una guerra solitaria perché le aspirazioni sono ben altre.

E’ tutta una finta, perché ciò che conta è il denaro. Quello pubblico. Quando ritorneranno i generosi emolumenti di un tempo, come ve ne erano negli anni d’oro, allora tutto ritornerà come prima. Nella finzione di sempre; e così nei convegni si tornerà a parlare di sinergia, lanciando l’ennesimo appello a “fare sistema”. Corsi e ricorsi storici, dunque. Solo che di danaro pubblico non c’è più traccia, non ritornerà più l’età delle vacche grasse. Nel frattempo gli intemperanti che si agitano in solitudine fanno solo il male di se stessi e del comparto. Piaccia o non piaccia, questa è la realtà. Non ci sono più le generazioni di una volta. Le persone pronte a mediare, a ricucire, ad armonizzare appartengono a un passato ormai sepolto. Siamo ora nel grande caos, dove predomina l’assenza totale di prospettiva, in un vuoto culturale senza precedenti nella storia del comparto oleario italiano.

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