È una domanda frequente, ma la risposta non è facile. Anche perché non esiste un prezzo giusto che valga come tale per tutti.
Il prezzo di un extra vergine dipende da molti fattori. Vi sono molteplici olivicolture e ciò va a determinare differenti prezzi.
Un operatore del settore la questione del prezzo differente la comprende, seppure alcune organizzazioni professionali spesso dimostrano di non cogliere affatto tale complessità.
Eppure è tutto chiaro: gli oliveti a coltivazione ad alta densità, strutturati in maniera più moderna e razionale, oltre a contribuire ad abbattere sensibilmente i costi di produzione danno luogo anche a extra vergini di qualità.
Altre olivicolture, di alto valore paesaggistico, seppure un po’desuete, perché espressione di olivi secolari dai costi di produzione elevati, richiedono grandi investimenti e danno luogo a prezzi finali del prodotto molto elevati e che il consumatore non sempre si dimostra propenso ad accettare.
Vi sono poi altre olivicolture, che possiamo definire estreme, i cui oliveti sono collocati in alta quota, o in aree montane o su suoli collinari, che presentano evidenti limiti dovuti alla scarsa meccanizzazione delle operazioni colturali. Ebbene, tutto ciò incide inevitabilmente sui prezzi, di conseguenza riconoscere un giusto prezzo non è così facile, perché tutto è relativo.
Non è facile individuare un giusto prezzo per tutte le possibili olivicolture. Anche perché nulla è certo, c’è sempre l’effetto sorpresa: possono esserci oli di qualità eccellente a prezzi accessibili e oli di un qualità equivalente ma a prezzi non accessibili a tutti e difficili da comprendere.
Sicuramente il miglior consiglio che possiamo dare è di evitare l’acquisto di oli in sottocosto, questo sì. Molti puntano il dito sulla Gdo, ma, a parte le evidenti responsabilità, la Grande distribuzione organizzata ha avuto comunque il merito di aver reso popolari gli extra vergini, seppure resta altrettanto evidente il demerito nell’aver sottratto valore agli extra vergini, riducendoli a prodotti commodity.
Fin qui, almeno, la situazione attuale, ma in prospettiva futura sta tuttavia crescendo, soprattutto tra i millennials, e in generale tra i giovani adulti, la tendenza a considerare l’olio un bene di lusso. A tal riguardo abbiamo due considerazioni da fare.
La prima: da una parte non dimentichiamo mai che esiste l’olio “democratico”, che finalmente è oggi disponibile anche per chi non ha un reddito adeguato. Forse non c’è la certezza di trovare un extra vergine di qualità, ma almeno è garantita la genuinità e la certezza dei parametri minimi previsti dal legislatore.
C’è una seconda considerazione da fare: oggi sono anche disponibili sul mercato extra vergini di altissima qualità a prezzi più accessibili, in virtù di un’alta tecnologia in frantoio e di un elevato grado di meccanizzazione degli oliveti. Inoltre, c’è anche un nuovo pubblico di consumatori che prima non era così evidente e numeroso, fatto di giovani adulti, con un lavoro ben retribuito, che non cerca più l’alta qualità ma l’eccellenza, ed è iun pubblico disposto a spendere molto, consapevole del fatto che un olio eccellente abbia un alto effetto condente ed è sufficiente versare poco olio per ottenere tutti i vantaggi che ne conseguono. La differenza, come sempre, la fa la conoscenza. Chi conosce il prodotto olio ne apprezza le caratteristiche distintive e non bada a spese. Sarebbe giusto migliorare le attività di comunicazione e marketing, in modo da far percepire il valore degli oli eccellenti.
Ora, siamo sicuri che tutti oggi siano in grado di giustificare i diversi prezzi dell’olio in modo coerente e non tendano invece a ritenere giustificato solo e ad ogni costo un prezzo alto?
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