Olivo Matto

Il mondo dell’olio sta sclerando

Luigi Caricato

Proprio così, non c’è più il senso della misura ormai. Ognuno si sente portatore di verità rivelata. Tutti assolutizzano il proprio verbo: chi sostiene i monocultivar, bocciando irrimediabilmente i blend; chi i denocciolati, bocciando il resto della produzione; ma vi è perfino chi si inventa gli oli a Km 0, contrapponendoli agli altri, rei di non venire dallo stesso luogo; e altri pronti a evangelizzare un nuovo futuro, all’opera da veri ispirati del Signore, gli unici bravi, i migliori sulla piazza, quasi fossero i loro oli realizzati con sapienza artigiana, cesellando ogni oliva con le proprie mani, prima di averla ascoltata, fino a dialogare con ogni molecola, salvo poi comprare e vendere, come propri, gli oli che si trovano in abbondanza in Puglia e in ogni angolo del Sud. Poi ci sono quelli che come culturisti esibiscono i polifenoli: “noi che i polifenoli li abbiamo nel sangue che irrora il nostro cervello”. E in questo stato confusionale, c’è addirittura chi demonizza gli oli verdi, ritenendoli veleno. Ormai accade di tutto, nella proliferazione della chiacchiera universale e nell’abitudine di esprimere pensieri assoluti su tutto. Forse, io dico, era molto meglio quando nessuno si occupava d’olio ed era tutto meno caotico. Ci vorrebbe un po’ di serietà e buon senso. Meno assolutizzazioni ed estremismi, ecco cosa ci vorrebbe. Anche perché, a furia di affermare verità rivelate, i prezzi dell’olio crollano vertiginosamente. Il mio punto di vista, a pochi giorni dalla fine del 2013? Viva l’olio democratico, ecco cosa dico io: senza tanti fronzoli, l’olio di tutti e per tutti, bello e buono com’è, puro succo di oliva, genuino e piacevole, ricavato da olive coltivate con dedizione e spirito di operosità e senza tanti grilli per la testa.

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