Olivo Matto

Il vuoto e il pieno

Luigi Caricato

Appena rientrato dal Vinitaly, ciò che mi resta è un’amarezza profonda. Non solo quella, in verità. Unitamente a essa, ho ancora viva in me la gioia di esserci stato, l’aver incontrato tanta brava gente, propositiva e ricca di entusiasmo. Sì, proprio così: ricca di grande entusiasmo, nonostante la terribile realtà contingente che stiamo vivendo.

Il lato bello della nota manifestazione fieristica veronese, rappresenta quel pieno che fa tanto bene, soprattutto ora, in tempi così avversi, con una lacerante crisi di economia, di identità e valori che non lascia segni di speranza. La sorpresa, in tutto ciò, è notare che chi opera in prima persona, direttamente sul campo, non si sta lasciando derubare della speranza.

Il lato brutto, consentitemi di sostenerlo in totale libertà, è quella folla di soggetti istituzionali che rappresenta – almeno per me, e mi assumo in prima persona la responsabilità di quanto affermo – il devastante vuoto che sta attraversando Il Paese. Sono stati tanti, troppi, i politici che hanno invaso i padiglioni di Veronafiere, ma anche tanti, troppi, nel contempo, i soggetti istituzionali che hanno abusato della propria presenza invadendo i padiglioni fieristici con uno spirito del tutto slegato dalle circostanze di disagio sociale che si percepisce nell’aria.

Lo so che leggendomi penserete all’ennesimo fastidio, populista, di chi non sopporta più l’intrusione della politica con le rispettive corti. Forse sono eccessivo, in queste mie osservazioni, ma vi confesso che non ho apprezzato questa invasione a gamba tesa. I politici e i vari soggetti istituzionali ci sono sempre stati, al Vinitaly, ma oggi, a differenza degli altri anni, ho notato il profondo iato tra società civile e rappresentanti delle Istituzioni.

Con tutta la franchezza che mi riconosco, non mi sembra uno spettacolo decoroso assistere all’esibizionismo spocchioso del potere. Soprattutto in un contesto di grande difficoltà generale, così delicato come quello attuale, mi sarei aspettato una maggiore moderazione. Credo ci voglia in fondo più rispetto verso chi resiste con ogni mezzo alle difficoltà del momento. L’entusiasmo di chi lavora per la ricostruzione del Paese nasce dalla volontà di reagire all’inarrestabile declino. Per sostenere la brava gente che si muove con le proprie forze, occorre lasciarle libere dalle intrusioni della politica. Questo è quel che penso, e non ho altro da aggiungere.

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