Olivo Matto

In Italia si è maestri nel fare blend, eppure c’è chi demonizza i blend

Luigi Caricato

In Italia si è maestri nel fare blend, eppure c’è chi demonizza i blend

E’ proprio uno strano Paese l’Italia. Non saprei quantificare, magari sono soltanto una esigua minoranza che tuttavia si fa sentire, ma il nostro Paese è abitato da persone inclini a demonizzare tutto ciò che funziona e va bene, dimostrando l’insana vocazione a distruggere le proprie virtù più distintive, quelle nelle quali siamo considerati universalmente unici, veri e autentici maestri, come appunto siamo, nell’arte di creare i blend, nel comporre un profilo d’olio peculiare – sul piano sensoriale, chimico-fisico e per certi versi anche nutrizionale – scegliendo tra i vari extra vergini a disposizione. Siamo considerati i migliori nel mondo, ma ci sono, pronti in prima linea, coloro che pur di sminuire tale professionalità, non comprendendone il senso – per mancanza di cultura e, mi spiace dirlo,forse anche di intelligenza – sono pronti a banalizzare tale operazione, anche sul piano lessicale, definendola in modo denigratorio “miscela”. Che strano Paese, l’Italia. Ieri, nel corso dell’evento che l’Interprofessione olio di oliva ha realizzato in collaborazione con Olio Officina Food Festival, si è parlato di blend. Lo ha fatto Pina Romano, che dell’Interprofessione è la presidente: “si dice blend – ha specificato – e non miscela”. Lo ha ribadito pure Alissa Mattei, studiosa del Sissg, Società italiana per lo studio delle sostanze grasse: “con i blend – ha riferito – si riesce a comporre un profilo organolettico e chimico fisico per ogni consumatore del mondo”. L’attenzione per i blend è doverosa, chi pensa il contrario non solo si sbaglia, ma mistifica la realtà, non capisce, ha necessità di rivedere le proprie posizioni per dare senso alla propria (presunta) passione per l’olio. Anche Giovanni Zucchi, chief executive officer della Oleificio Zucchi Spa, ha difeso il blend in occasione del recente incontro che si è svolto a Roma, organizzato da Assitol: “salvaguardiamo la capacita italiana di fare blend, che ci rende ad oggi ancora più competitivi. Ricordiamoci – ha affermato – che c’è da valorizzare la capacita di fare blending, che, per ora, è solo nostra”.

Qualcuno ha forse dubbi sull’importanza e centralità dei blend nel percorso della “costruzione” di un olio extra vergine di oliva?

Una bottiglia d’olio – sappiatelo – è frutto di una progettualità.

Non demonizzate il blend, solo perché alcuni lo associano (solo per puro pregiudizio) alla cosiddetta industria olearia – espressione infelice, questa, giacché non esiste una industria olearia in senso stretto, dal momento che l’olio da olive è, e resta, un prodotto agricolo.

Il blend è un’arte e una tecnica, materia viva per un bravo e competente oleologo. Chi non effettua blend non ha capito nulla di cosa significhi produrre qualità.

Luigi Caricato

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