Olivo Matto

In territorio gardesano da viaggiatori, non da turisti

Luigi Caricato

In territorio gardesano da viaggiatori, non da turisti

Il Garda vissuto con gli occhi del viaggiatore, con l’immancabile bottiglia d’olio al seguito, ecco ciò che ho vissuto in prima persona. Il Garda di chi proviene da altri Paesi e si imbatte in un paesaggio diviso tra i colori del lago e del cielo e quelli, di tutt’altra sfumatura, delle campagne coltivate per lo più a olivi e viti, è ciò che ho sperimentato in prima persona. Per tre intensi giorni mi sono messo nei panni degli antichi viaggiatori, vivendo l’esperienza del viaggio, soggiornando in un luogo riservato a pochi eletti, quasi in contrasto con lo spirito di chi vive e opera in campagna, pur se le due realtà convivono invero bellamente, senza confliggere. Da una parte tutta la bellezza goduta in uno stato di totale abbandono, bellezza di cui si è investiti dal di fuori, vivendola da spettatori. Dall’altra, la bellezza che si contribuisce invece a costruire vivendola nel suo farsi quotidiano, nella dimensione agricola, propriamente rurale, nell’ambito di un oliveto o un vigneto.

Nell’arco dei tre giorni gardesani, ho vissuto entrambe le dimensioni, anzi le tre differenti dimensioni, dal momento che ce n’è pure una propriamente spirituale – nell’Eremo di San Giorgio, a Bardolino. Ed è stato, per me, come vivere una pluralità di sensazioni, pur restando nello stesso luogo: l’areale gardesano, pur se in posti diversi.

Oggi in molti li chiamano ovunque turisti, senza alcuna distinzione, ma essere viaggiatori è ben diverso. Io mi sono messo nei panni del viaggiatore, scoprendo l’anima profonda del luogo. Ed è stato bellissimo, perfino gioioso.

Le tante testimonianze raccolte all’epoca del Grand Tour lo dimostrano. Ci fanno percepire l’esatta dimensione di un fenomeno che ha coinvolto, e tuttora in modi diversi continua a coinvolgere, un po’ tutti i centri abitati collocati intorno al grande lago, dalle sponde trentine a quelle venete, fino a quelle lombarde.

All’inizio dell’estate sono stato dunque a Gardone Riviera. Ho pernottato al Grand Hotel Fasano, in quella che è stata, nella seconda metà dell’Ottocento, la residenza di caccia della casa imperiale austriaca. La bellezza che si apriva al mio sguardo è stata a dir poco incantevole: un vero lusso, a ripercorrere le atmosfere di un tempo con gli occhi impregnati della contemporaneità.

Al Grand Hotel Fasano ho sperimentato tra l’altro una ottima cena, a opera dello chef Matteo Felter, particolarmente sensibile all’olio da olive autoctone, prodotto in loco.

Chef di tutt’altro luogo, altoatesino, che ha saputo egregiamente interpretare lo spirito del territorio attraverso le materie prime originarie. Proprio un felice approccio, per me, dopo aver percorso in lungo e in largo tra gli olivi della varietà predominante Casaliva, effettuato nelle campagne dei dintorni.

Un ottimo esercizio di preparazione per nutrire a sufficienza l’anima, osservando in seguito, nel proseguimento del viaggio, la bella vista, dall’alto, dello sguardo che si apre a partire dall’Eremo dei frati camaldolesi, quasi una appropriazione mistica ed estatica del paesaggio.

Il Garda, in fondo, è anche questo: un incrocio di emozioni che vanno vissute nella maniera più opportuna. Ed è proprio per questo motivo che credo siano fuori luogo alcune recenti tendenze, di chi intende mettere il territorio in pasto a tutti, senza alcuna distinzione, pronto per essere consumato nell’irrefrenabile orgia dei divertimenti.

Il Garda, invece, è ben altro. E’, e deve rimanere, luogo dello spirito e di contemplazione, ma anche luogo di scoperte e approfondimenti. Come accadrà nella giornata del 5 ottobre a Gardone Riviera. Ho ricevuto un invito a un evento all’interno del Grand Hotel Fasano che estendo a tutti voi. Si tratta di un percorso di degustazione che si snoda in maniera insolita in tutte le sale dell’hotel. Nel corso della giornata sarà possibile visitare luoghi solitamente inaccessibili agli ospiti, dalla cucina alla lavanderia. Ci saranno alcuni prestigiosi cuochi, e con loro i prodotti del territorio, ma in un’ottica internazionale. Il tutto – ed è qui il bello dell’iniziativa – espressamente per festeggiare la fine di una stagione con l’invito a ritrovarsi in quella successiva.

Da parte mia, confesso che non ho mai avuto notizia di una simile iniziativa, e chissà se rientra in una logica fruitiva destinata al semplice turista o al viaggiatore. Nel dubbio, meglio intraprendere un viaggio esplorativo.

L’olio che ho potuto degustare, da viaggiatore in terra gardesana, è stato eccellente. Lo chef Matteo Felter ha avuto l’accortezza di presentare l’olio, e raccontarlo, ponendolo, nella giusta quantità per ciascun commensale, in un apposito bricco con piattino al seguito, ed è stata, credetemi, una gustosa quanto seducente prova dell’olio, ben riuscita. Al centro del tavolo – immancabile per soddisfare la curiosità di chi vuol saperne di più – la bottiglia del fortunato produttore d’olio prescelto dallo chef.

Il Garda è anche questo: buona accoglienza, oltre che un inno alla bellezza declinato al plurale.

(Le tre foto a corredo del post sono di Luigi Caricato. Nella prima: il Garda visto dall’alto dell’Eremo di San Giorgio a Bardolino; nella seconda: il lago visto da una camera del Grand Hotel Fasano a Gardone Riviera; e in ultimo: il bricco d’olio del ristorante “Il Fagiano” di cui è chef Matteo Felter, all’interno del Grand Hotel Fasano)

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