Olivo Matto

Infastidito

Luigi Caricato

Lo scorso 6 febbraio sono stato contattato via mail da un praticante della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia. Era per una mini-inchiesta sulla contraffazione dell’olio extra vergine di oliva. “Le scrivo per chiederle se può aiutarmi e, se del caso, concordare una breve intervista. Vorrei infatti porle eventualmente alcune domande sul tema, anche alla luce della recente crisi di produzione che ha colpito il settore”.

Confesso di aver lasciato scorrere tanto tempo, dalla ricezione della mail, e di aver risposto solo il 9 marzo, quando tutto – per mia grande felicità – era già concluso. I tempi, si sa, in ambito giornalistico sono assai stretti, occorre essere rapidi: non lo sono stato, e ne sono fiero.

Mi sono però scusato, esprimendo tutto il mio disagio, e confidando di aver provato un moto spontaneo di stizza – comprensibile, in questa Italia in declino.

Avevo pensato bene di non rispondere alla richiesta, ma poi, vista la mia naturale e sincera educazione, mi è dispiaciuto non farlo, anche solo per declinare l’invito, e così ho scritto, solo per farmi vivo e spiegare le ragioni del mio silenzio.

Perché questo mio atteggiamento? Perché sono profondamente amareggiato nell’assistere impotente alla solita campagna di demonizzazione ai danni dell’olio extra vergine di oliva orchestrata dai pessimi soggetti che ruotano intorno a Coldiretti e compagnia cantante. Stufo e arcistufo.

Con ogni probabilità il giovane che mi ha chiesto di rispondere alle domande cui mi sono sottratto non sarà certamente al corrente di quanto accade in Italia, in ambito oleario, ma a me questo atteggiamento autolesionista che sta contagiando perfino le stesse pubbliche istituzioni mi infastidisce non poco. Lo trovo intollerabile. Trovo perfino stupido che alcuni possano architettare una barbarica caccia alle streghe, lamentando frodi, sofisticazioni e contraffazioni. Così stupido come atteggiamento che mi sembra imbarazzante che non capiscano che a insistere si arriverà a spaventare e impensierire i consumatori, a condizionarli nelle loro scelte di acquisto.

Mi delude moltissimo il fatto che tutti i media (e io da giornalista mi sento fortemente tradito dai colleghi) non facciano altro che appoggiare le tesi strampalate diffuse da Coldiretti. Ebbene, chi mi conosce lo sa, io mi dissocio da questa campagna di demonizzazione che sta affliggendo il comparto oleario. Parlare di contraffazioni, frodi e sofisticazioni dell’olio extra vergine di oliva quale fenomeno dilagante, al punto da mettere in ginocchio un intero settore, è una grande bufala. Si tratta di una brutta storia, poco edificante, per nulla seria, anche se dietro a tutte queste denunce vi sono, come burattini, anche gli stessi soggetti istituzionali

Ecco, lo ripeto: io sono stufo di questo atteggiamento di pura stoltezza, teso unicamente a demonizzare un comparto produttivo che è invece sano, nonostante quel che va ripetendo senza sosta la Coldiretti e i suoi compari.

L’unico vero problema, in realtà, è che in oltre quarant’anni sono state depredate significative risorse pubbliche senza che siano stati apportati vantaggi a un settore che se ora soffre una crisi senza ritorno, proprio perché sono stati sprecati miliardi su miliardi di euro, senza mai conseguire nulla. Di conseguenza, quando i responsabili di tale declino debbono trovare una giustificazione alla scarsa remunerazione di chi lavora nel comparto, l’unico espediente che riescono a individuare, è di trovare un capro espiatorio, che è poi l’unico modo per evitare che si faccia una inchiesta seria, capace di mettere in luce le responsabilità, anche penali, su una quantità enorme, spropositata, di fondi pubblici erogati con estrema leggerezza.

Il tema delle frodi, in un simile contesto, diventa facile terreno per chi deve depistare le attenzioni dai veri problemi, oltre che dalle responsabilità di chi nel frattempo la sta passando franca.

Ciò che è grave, è che tanti giornalisti ci cascano come allocchi. O perché inclini a ubbidire ciecamente ai dispacci di agenzia diffusi da Coldiretti, o per pura negligenza, o per pigrizia intellettuale, prendendo così per buone tutte le false notizie che tale organizzazione di categoria mette in campo quotidianamente.

Sia ben chiaro: le frodi e le sofisticazioni esistono, ma sono un fenomeno fisiologico, non così grave da dover concentrare tutte le attenzioni sulle sole ombre del comparto, anziché sugli aspetti più edificanti e luminosi.

L’aspetto più inquietante, è che vi siano soggetti istituzionali pronti, a ogni pie’ sospinto, ad assecondare la tendenza a demonizzare il comparto.

Ora, non si tratta di essere negazionisti. Il fenomeno frodi esiste, ma amplificarlo, facendo il gioco di Coldiretti, non è proprio una scelta edificante, né tanto meno un segno di autonomia e indipendenza.

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