Olivo Matto

Io sono per una visione positiva e virtuosa dell’olio

Luigi Caricato

Io sono per una visione positiva e virtuosa dell’olio

Quest’oggi in Toscana la Coldiretti sta facendo il diavolo in quattro pur di associare l’olio alle negatività. A Firenze, infatti, presso la Stazione Leopolda, sono riuniti da questa mattina un folto gruppo di persone, le più diverse nei ruoli ricoperti – tra sindacalisti, militari, politici, giornalisti e forse anche agricoltori – tutte intente a invocare “etichette trasparenti” per l’olio da olive, comportandosi però in strano modo, come se finora le etichette siano state tutt’altro che trasparenti e orientate alla legalità. Mah! Resto sempre perplesso quando leggo tali notizie.

Da una parte ci sono le menti fini della dirigenza Coldiretti, dall’altra le menti di un corposo nucleo di soggetti istituzionali che si prestano a tali distorsioni della comunicazione.

Allora io mi chiedo – e vi chiedo: se si sta denunciando un problema intorno all’etichettaura degli oli da olive, tale problema chi l’ha creato? Ci sarà pure una responsabilità da attribuire a qualcuno! Sì, perché la domanda che finora nessuno si è posta è la seguente: abbiamo forse avuto finora leggi che hanno penalizzato la purezza degli oli extra vergini di oliva? Se è così, allora, perché scendono in campo solo adesso per manifestare sdegno e preoccupazione se, tra l’altro, le leggi finora vigenti le hanno volute proprio coloro che le hanno per anni sostenute, promosse e ottenute?

Mi sembra paradossale che si debba invocare qualcosa di nuovo, in materia di etichettatura degli oli di oliva – giusto per complicare e caricare di burocrazia le povere aziende di olivicoltori hgià massacrate dai tanti adempimenti – quando in realtà sono proprio codesti agitatori della quiete pubblica a dover imputare a se stessi l’attuale stato della realtà.

Siamo proprio degli abili commedianti in Italia, così è, se vi pare!

Non c’è altro da aggiungere. Anzi, no. C’è qualcosa da aggiungere.

Io sono per una visione positiva e virtuosa dell’olio. Lavoro instancabilmente da decenni a favore di una comunicazione costruttiva, propositiva ed edificante dell’olio da olive.

Non mi sono ancora arreso e insisto su questa mia linea.

Scrivo ogni santo giorno di olio pur di costruire un futuro degno di considerazione a un prodotto, qual è l’olio da olive, di cui in tanti fino ad oggi hanno abusato per fini poco nobili.

Lascio pertanto a chi non ha mai fatto nulla di concreto per l’olio il compito di suscitare scandalo e sottrarre fiducia al consumatore. Io invece non mi arrendo e continuo a fare la mia parte, nel fare una comunicazione positiva, senza calacre la mano sulle ombre, e continuerò a farlo nonostante tutto e nonostante i tanti soggetti verso i quali non nutro la benché minima stima – e mi riferisco anche a coloro che si prestano a simili sceneggiate, nonostante gli incarichi istituzionali che pur ricoprono.

Ecco, per la cronaca, quanto ha trasmesso Andrea Berti, l’addetto stampa di Coldiretti Toscana, circa le dichiarazioni espresse nel corso dello spettacolo che si è tenuto quest’oggi a Firenze.

Cesare Patrone, Capo del Corpo Forestale dello Stato: “Le frodi in agricoltura attraggono interessi della malavita organizzata, per questo è importante utilizzare tutti i mezzi, intercettazioni incluse, per combattere un fenomeno che, per la criminalità organizzata è meno rischiosa del traffico della droga”.

Col. Fabrizio Martinelli, Capo Ufficio Tutela Uscite e Mercati della Guardia di Finanza: “Arbequino a Siena, The good of the Italy a Taranto sono due delle tante operazioni contro la contraffazione dell’olio. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le operazioni contro il falso extra vergine venduto nel mondo. I sequestri d’olio contraffatto operati dalla Guardia di Finanza sono più che triplicati tra il 2010 e il 2011. Operazioni possibili grazie a un approccio investigativo alle indagini e alla collaborazione con Ministero della Politiche Agricole e con altri Corpi dello Stato. Successi dovuti anche grazie alle novità normative in Italia e in altri Paesi. È impossibile perseguire la contraffazione in un paese dove la stessa contraffazione non è reato. Nuove leggi in altri paesi sono operative dopo accordi bilaterali con l’Italia. Così è possibile agire. Ad essere utilizzati sulle etichette ingannevoli è soprattutto il richiamo alla Toscana. Le tecniche della criminalità si affinano: per bypassare i controlli doganali l’etichetta Made in Italy viene attaccata nei paesi d’origine. La collaborazione internazionale e inter istituzionale è essenziale per combattere la contraffazione, come pure le campagne informative”.

Cosimo Piccinno, Comandante dei Carabinieri per la Tutela della Salute: “Purtroppo oggi continuiamo a dire ai contraffattori di continuare a farlo perché la pena è talmente esigua che non funziona come deterrente. Mangiamo 4 o 5 volte al giorno: è importante la sicurezza del cibo. C’è un crescente aumento della criminalità organizzata perché per ogni un euro che investono nelle contraffazioni riescono ad attirarne dai 25 ai 60 euro. La contraffazione è in tutta Italia, non solo in Toscana”.

Tulio Marcelli, presidente Coldiretti Toscana: “La politica deve decidere se stare dalla parte degli agricoltori e dei consumatori o da quella delle lobby. L’obiettivo di Coldiretti è arrivare, entro la fine della legislatura, all’approvazione di quelle norme sull’etichettatura trasparente contenute nella proposta di legge salva-olio Made in Italy sottoscritta da numerosi parlamentari e che vede come primi firmatari la senatrice Colomba Mongiello (Pd) e il senatore Paolo Scarpa Buora (Pdl), a dimostrazione di un vasto consenso parlamentare. Sono 30 i milioni di euro di danno economico per la Toscana dell’olio. Stanno uccidendo la Toscana queste contraffazioni. È impensabile che il parlamento non dia attuazione ad una legge che semplicemente chiede la chiarezza. È vergognoso che si debba continuare a sopportare che non ci sia chiarezza. Serve il coraggio di chi come noi continua a produrre in condizioni economiche non favorevoli un prodotto di grande eccellenza. Coraggio dei produttori, delle forze dell’ordine e della politica, quest’ultima deve decidere se stare dalla parte degli agricoltori e dei consumatori o da quella delle lobby. Noi siamo orgogliosi di rappresentare i produttori sani, le famiglie e i territori che non hanno nulla da temere e che per l’interesse nostro e dei cittadini ci stanno mettendo la faccia”.

E anche Matteo Renzi è stato tirato dentro. Cosa si fa pur di avere una platea. Che delusione.

Matteo Renzi, sindaco di Firenze: “Se penso che nella mia terra si imbottiglia olio per dieci volte la quantità della produzione totale, è evidente che siamo di fronte a un falso e a una stagione delle verità che va finalmente aperta. È una rivoluzione culturale quella di cui il Paese ha bisogno. Discutiamo molto di coalizioni, governi tecnici e di intese ma poco di cose concrete. Firenze è il più grande ristorante della Toscana: che tipo di alimentazione dare ai nostri ragazzi? Non saremo mai un Paese civile finche non daremo aiuti indifferenziati. Cercare di privilegiare gli aspetti ambientali rispetto alle esigenze sbagliate. Il Paese fa poco per promuovere le eccellenze. Oggi potremmo fare davvero delle bellezze e delle produzioni di qualità un motore di sviluppo, eppure non lo stiamo facendo.

Quando su 100 euro di spesa di prodotti italiani ci sono ben 94 euro che ‘suonano italiani’ ma italiani non sono, significa che c’è fame di bellezza, di qualità, fame d’Italia e che non stiamo rispondendo a queste richieste. Oggi l’Europa è vista solo come una minaccia. Abbiamo rischiato di andare spesso in Europa senza richieste precise. L’Italia deve avere la forza di rivendicare di essere un contribuente attivo ma deve anche tenere presente ciò che può imporre.

Il messaggio che parte da qui ‘senza inganni’ è una provocazione alla politica. L’Italia è produzione di bellezza e di qualità, e se saremo capaci di farlo potremmo afferrare una ripartenza, come dice il presidente della Coldiretti Marini: l’Italia deve tornare a fare l’Italia”.

Il mio pensiero? Meno parole, meno allarmismi, più atti concreti. Sì, perché io auspicherei da una parte una comunicazione meno allarmistica, che non significa certo tacere la realtà e non vedere e non denunciare ciò che va visto e denunciato, ma intorno alla realtà che sta davanti ai nostri occhi non dobbiamo certo ricamarci sopra, ingigantendo una realtà fino all’eccesso dell’esibizionismo e del presenzialismo pur di sentirsi eroi salvatori della Patria. Dall’altra, invece, invocherei più concretezza. Ci sono infatti atti deprecabili, e per contrastare tali atti chiedo che si intervenga fino a punire i responsabili in maniera esplicita, senza compassione, ma senza nemmeno che si anticipi nulla prima di concludere le indagini, e senza, soprattutto, che si racconti in giro di una realtà drammatica se drammatica non lo è.

Richiamo tutti a un maggiore senso di responsabilità, soprattutto coloro che ricoprono incarichi istituzionali. Per rispetto verso il Paese, verso i consumatori che non desiderano di essere spaventati, verso il comparto olio di oliva, verso il prodotto e soprattutto verso i produttori onesti che non vogliono muoversi sul mercato passando per potenziali disonesti senza esserlo e affrontare nel contempo – da soli e senza adeguati sostegni morali – i tanti competitori stranieri che non si ritrovano certo ad affrontare il gran teatro dell’assurdo che si va recitando ossessivamente, un giorno sì e l’altro pure, da noi.

Verranno forse tempi migliori in cui tutti rinsaviranno? Speriamo.

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