Olivo Matto

L’anno che è stato, l’anno che sarà

Luigi Caricato

Quando arriva il tempo di far bilanci non si può essere insinceri verso se stessi, e così eccomi a fare il punto dell’anno appena concluso e guardarlo in una visione retrospettiva ma anche in prospettiva futura.

Mi sono sempre riconosciuto il dono non della preveggenza, per carità, ma senz’altro la capacità di guardare avanti e leggere gli sviluppi futuri a partire dal presente. Vedo buio. Ma non per un pessimismo latente, solo perché non intravedo nulla di buono. Oggettivamente manca lo spirito per vedere la luce, nonostante la presenza certa della luce che non vogliamo vedere in quanto ci ostiniamo a cercare il buio.

Il mio 2018 è stato un anno felice e dai buoni frutti, pur in un contesto ambientale avvilente è disastroso. Non esito minimamente a riconoscere il declino intellettuale e morale di chi mi sta intorno . Si salvano in pochi ma quei pochi sono persone speciali che spero mantengano l’integrità e la fermezza nell’andare avanti a testa alta senza tradire se stessi.

Noto con rammarico e dolore, e anche con un po’ di vergogna, che molti cedono terreno alla barbarie, anche tra coloro che conosco e, per viltà, cambiano corso alla propria vita sputando in faccia a quelli che erano i propri ideali.

Il mondo in cui opero, quello dell’olio, ha smarrito la propria identità e si sta facendo imbrigliare nella morsa dell’illusione, cedendo per debolezza ai ricatti di chi gestisce il potere e annichila le persone e l’economia.

Olio Officina è diventata per molti versi un’Arca di Noè, anche se non si avvista ancora nulla all’orizzonte, però non si demorde. Chi crede in questo progetto culturale lo sostiene e sa che si sta costruendo il futuro, un futuro bello di cui essere orgogliosi.

Io lo dico sempre: noi siamo ciò che facciamo, noi siamo le nostre opere.

Buon 2019 a tutti.

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