Olivo Matto

L’aspetto gnoseologico del blending

Luigi Caricato

L’aspetto gnoseologico del blending

In anteprima per i lettori della rivista telematica Olio Officina Magazine, l’editoriale a firma del Direttore, Luigi Caricato, che si potrà leggere nei prossimi giorni sul numero 5 del trimestrale in edizione cartacea e in lingua italiana e inglese OOF International Magazine, di cui potete ammirare in coda a questo articolo la copertina realizzata da Lorenzo Valsecchi. Il trimestrale, Estate 2018, è in distribuzione in questi giorni agli abbonati e, per quanti lo vorranno richiedere in libreria la distribuzione è curata da Unicopli. Come potete immaginare, il tema del numero 5 è tutto incentrato sul blending. Ed esattamente gli strilli di copertina recitano “Are e scienza del blending. Extra vergini a misura di mercato”. Buona lettura.

Se siamo riusciti nel corso dei millenni a domesticare l’olivastro, tramutandolo in olivo, il nostro compito odierno è rendere l’olio non più come natura crea. Non è d’altra parte una soluzione condivisibile lasciare al caso la cifra distintiva di un olio da olive. È bene invece rimodulare l’olio rendendolo a nostra immagine e somiglianza. Senza alcuna presunzione, sia ben chiaro, ma con il consapevole orgoglio di chi si impegna con tutto se stesso nel personalizzare il frutto del proprio lavoro, rendendo “unico” l’olio confezionato, in quanto concepito a misura di mercato e di quanti dovranno, nei diversi luoghi del pianeta, consumarlo.

Noi, in fondo, siamo tenuti a confrontarci con la complessa e cangiante realtà, cercando in qualche modo di modificarla o condizionarla, magari anche assecondandola alle volte, ma sempre apportando il proprio personale bagaglio di saperi acquisiti.

Gli oli extra vergini di oliva non ce li consegna tal quali la natura, vi è sempre il nostro paziente e professionale operato: ieri semplicemente volto a soddisfare una urgenza alimentare, ora rendendo gli oli pezzi unici, pensati per essere creati su misura del consumatore e del mercato, dando seguito anche a richieste di natura edonistica.

Accettata questa nuova condizione, che non significa affatto voler cedere alle grettezze del consumismo, non ci resta che esaltare le proprietà distintive degli oli attraverso una ben studiata operazione di blending, ricordando, a scanso di equivoci, che un olio di qualità vede comunque coincidenti sia il valore nutrizionale e salutistico di un olio, sia quello più propriamente edonistico. Far coincidere il piacere olfattivo/gustativo/tattile/chinestetico di un olio con la sua alta qualità nutrizionale e salutistica, è l’obiettivo, anche questo, di un blend perfettamente riuscito.

Realizzare tuttavia un blend senza mai sforzarsi di teorizzarlo e codificarlo, è un grave errore. Selezionare gli oli, individuarli tra le varie cultivar o origini, e mescolarli tra loro per ottenere un extra vergine di alta qualità – o, in alternativa, un buon olio democratico da primo prezzo – senza insegnare le tappe per realizzarlo non sta bene, non è corretto. Occorre invece creare e condividere un metodo da rendere fruibile e universalmente riproducibile. Procedere con una teorizzazione del blend equivale a non confinare tale pratica nel puro ambito di una presunta operazione segnatamente artistica, o artigiana, illudendosi che tutto avvenga a partire dall’estro di chi lo realizza. Non è così. Prima di essere un’arte, il blend è soprattutto una scienza. Ed ecco, pertanto, il senso profondo di questo editoriale: affrontare l’aspetto gnoseologico del blend, sviluppandone i fondamenti, in modo che tutti ne comprendano gli sviluppi e le dinamiche. Individuare i criteri base per realizzare il blend, con le modalità operative che ne conseguono, è il prossimo passo da compiere. Se si è riusciti a codificare l’analisi sensoriale degli oli, individuando anche un lessico specifico, universalmente riconosciuto, lo stesso può avvenire con il blend. Oggitutto si insegna. Ci sono scuole e accademie in cui, frequentando i corsi, si apprende l’esercizio della scrittura per redigere articoli, testi di canzoni, libretti d’opera, saggi scientifici, scritture narrative e liriche, sceneggiature per teatro, cinema, televisione, come pure si insegna a comporre musiche nei conservatori, o a dipingere e scolpire nelle accademie d’arte. Il fatto che non si sia ancora avvertita l’esigenza di teorizzare il blend, e insegnarlo, è un grave errore di prospettiva. Non basta più produrre l’olio puntando a una qualità fine a se stessa. È il caso di produrre in funzione di ciò che chiede il mercato, magari possibilmente anticipandone le tendenze come fa il mondo della moda con l’abbigliamento.

Non è un oltraggio alla semplicità e purezza del prodotto, ma il compimento dell’antico passaggio, dall’olivastro all’olivo, compiuto a suo tempo a opera dell’uomo, per il bene della collettività.

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