
A Olio Officina Food Festival ci sarà – a cura degli artisti di “Arte di Mangiare, Mangiare arte”, capitanati da Topylabrys, al secolo Ornella Piluso – l’Orto della Bellezza, una serie di installazioni utili per cercare il volto dell’olio nella sua epifania. E così, per onorare questo sacro giorno, così intensamente spirituale, vi riporto un brano tratto da Il pane di ieri, meraviglioso libro di padre Enzo Bianchi, il priore della Comunità di Bose: “…a quattordici anni chiesi in dono a mio padre di affittare per me un fazzoletto di terra dove potessi avere il mio orto. Venni esaudito e da allora non sono mai riuscito a vivere senza accudirne uno (…)”. Non “trovo soddisfazione più grande del mangiare i pomodori raccolti dalla pianta, dell’accarezzare i peperoni carnosi, il cuneo e il quadrato d’Asti, dello strappare uno spicchio d’aglio per mangiarmi, fattasi notte, nella mia cella, una soma di pane, olio buono, sale e aglio… Sono momenti in cui ripenso sovente con gratitudine a Pinot, che mi insegnò tramite l’orto ad avere un sano rapporto con le cose: non mi spiegava solo a piantare, seminare, fra crescere, ma mi aiutava anche a capire perché occorre seminare in se stessi, coltivare se stessi, far crescere se stessi e attendere i frutti”.
Non l’avete ancora fatto? Leggete i libri di Enzo Bianchi. Ne uscirete arricchiti e rinati.
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