Questa volta traggo spunto da un comunicato stampa di Veronafiere, a proposito della manifestazione Sol-Agrifood, in programma dal 6 al 9 aprile. Leggete qui:
Dedicate ai buyer esteri e ai giornalisti stranieri le degustazioni “Find the fake”, organizzate in collaborazione con Unaprol da lunedì 7 al pomeriggio di mercoledì 9: si tratta di appuntamenti di degustazione pensati come mini corsi per insegnare a riconoscere i difetti degli oli. L’obiettivo è quello di insegnare a capire quali caratteristiche “non deve avere” un olio di qualità, così da far crescere la cultura di un prodotto che ha sempre più estimatori nel mondo, ma che subisce frodi e sofisticazioni che penalizzano produttori e consumatori.
Insegnare a riconoscere i difetti. Proprio così, mini corsi per riconoscere i difetti. Non i pregi, ma i difetti. C’è questa attenzione, ormai direi patologica, nell’individuare ad ogni costo il lato negativo, mai quello positivo. E’ una forma mentis che purtroppo ha preso piede ed è difficile da sradicare. Ed è un assurdo logico, se ci pensate. Se solo si educasse il consumatore, o l’operatore professionale, al gusto del bello, si otterrebbe il medesimo risultato, ma con un approccio differente. Chi è in grado di riconoscere il bello, sa ben valutare anche il brutto, e prenderne le distanze, rifuggirlo. Invece, chi viene istruito unicamente per riconoscere il brutto – ciò che è difetto, nel caso dell’assaggio degli oli – rimane sempre ancorato a una logica perversa, quella di porsi nei confronti del mondo, e in questo caso specifico del prodotto olio, solo alla ricerca del brutto, non della bellezza. Evidentemente per alcuni conta solo il lato negativo. Infatti non è un caso che dove si cita Unaprol, a dominare la scena è il solito elemento della negatività: frodi, sofisticazioni – non si parla d’altro. L’elemento negativo è diventato ormai un refrain ricorrente in chi non ha spazio, nel proprio cuore, per la bellezza.
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