Olivo Matto

L’olio che scorre nel sangue, da generazioni

Luigi Caricato

L’olio che scorre nel sangue, da generazioni

Nei giorni scorsi ho ricevuto alcune domande via email per un’intervista. Non per un giornale, questa volta, ma per una tesina scolastica, cui ho risposto molto volentieri. Ben vengano simili attenzioni da parte degli studenti. La ragazza, di nome Eva, mi ha chiesto, come prima domanda, “L’origine della sua passione per l’olio?” E io ho risposto così:

Tutto ha avuto inizio in ambito familiare. Appartengo a una famiglia di olivicoltori e frantoiani sin dal 1815. Io in realtà non mi sono mai sentito né olivicoltore né frantoiano. Ho sempre pensato ad altro, mi sono costantemente rifugiato altrove, in altri luoghi: ho frequentato soprattutto la poesia del Novecento, sia quella italiana, sia quella francese; e mi sono di conseguenza disinteressato del mondo dell’olio, e del mondo agricolo in particolare.

Però mio padre mi ha sempre spinto verso la campagna, cercando di forzare la mano, inculcandomi una passione che in me non c’era. Il contesto era difficile. I miei coetanei, prima da fanciullo, poi da ragazzo, non mi accettavano: guardavano all’agricoltura come a un mondo minore, riservato agli ultimi. Ed io ero uno di questi ultimi.

In tutto il Sud – dove sono nato, nel Salento leccese – c’era come una irrefrenabile corsa a denigrare tutto ciò che in qualche modo, direttamente o indirettamente, rimandava all’agricoltura. La mia salvezza, e un po’ di pace, l’ho trovata solo a Milano, dove da studente universitario ho potuto frequentare grandi poeti e narratori.

Debbo in particolare allo scrittore Giuseppe Pontiggia la mia conversione: mi fece capire che il mio talento nell’esercizio della scrittura potevo metterlo in campo anche per farmi portavoce del mondo agricolo che pure mi riguardava, visto che l’agricoltura era comunque parte di me. E così mi trovai a comunicare ciò che negli anni Ottanta e Novanta in pochi riuscivano a capire: la centralità del lavoro agricolo, l’importanza del lavoro, non del tutto compreso, dell’olivicoltore nel produrre l’olio ricavato dalla spremitura delle olive.

Scrissi così di olio e di agricoltura per molte riviste, non soltanto per quelle specializzate, pubblicando in seguito una lunga serie di libri, fino a diventare per tutti l’oleologo, un termine che ho coniato io, rendendomi autore di numerose pubblicazioni che hanno consentito oggi ad assegnare a un grasso alimentare come l’olio extra vergine di oliva un ruolo di primo piano, restituendo quella centralità che già veniva riservata in altre epoche, soprattutto in età classica.

Nel frattempo dirigo dal 2003 il settimanale “Teatro Naturale”, periodico leader in Italia nell’informazione riservata ai grassi alimentari, e all’olio extra vergine di oliva in particolare; e dal 2009, invece, seguo anche “Teatro Naturale International”, un mensile in lingua inglese, sempre incentrato sul ruolo primario dell’agricoltura, e con un occhio di riguardo, come sempre, verso gli oli di oliva.

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