Occorre crederci fino in fondo e lavorare tantissimo, non è facile, ma le opportunità per valorizzare l’ampia gamma degli oli da oliva anche nella ristorazione collettiva è una strada praticabile. E’ questo in sostanza il messaggio che ho lanciato nel mio articolo pubblicato su “RC – Ristorazione collettiva, catering”, il periodico del gruppo Il Sole 24 Ore dedicato all’area Horeca. Due pagine in cui spiego come nel mercato esistano tanti prodotti che uniscono una buona qualità a prezzi accessibili. E svelo anche il segreto, molto elementare: imparare a conoscerli e a capire come sceglierli, in cucina e in sala. Alla fine, ciò che fa la differenza è la formazione. Gli errori commessi finora dalla ristorazione collettiva sono tutti imputabili a una scarsa conoscenza della materia prima e alla costante aspirazione verso un risparmio irrazionale e controproducente, ma – non dimentichiamolo – gli errori di tale segmento della ristorazione sono dovuti anche a una corresponsabilità delle aziende olearie, le quali, in tanti anni in cui l’olio da olive ha assunto una immagine trainante nell’ambito di una alimentazione sana e funzionale, non hanno saputo trasmettere il giusto valore e nemmeno un sapere e una esigenza legati a tale valore. Non tutto è perduto, il mio articolo va in questa direzione, mettendo in luce i punti necessari per voltare pagina.
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