Olivo Matto

L’olio è balsamo spirituale che ci conduce a Dio

Luigi Caricato

L’olio è balsamo spirituale che ci conduce a Dio

E’ andato alla casa del Padre, così si dice al momento della morte di qualcuno, soprattutto se religioso. Oggi rimpiangiamo una tra le persone più limpide e culturalmente e spiritualmente arricchenti che l’Italia abbia conosciuto nel corso della contemporaneità. Non è più tra noi padre Ersilio Tonini, cardinale della Chiesa Cattolica, divenuto noto all’opinione pubblica partecipando alla trasmissione televisiva di Enzo Biagi, “I dieci comandamenti all’italiana”. Di sé diceva: “Sono rimasto un prete di campagna”. Io l’ho incontrato di persona una sola volta. Non ricordo se nel novembre o dicembre 1992. Nella sagrestia del Bramante. Presso i padri domenicani di Santa Maria delle Grazie a Milano. Da quell’incontro ne scaturì un lucido dialogo sulla realtà. Voglio ricordarlo riproponendo l’articolo che pubblicai sul settimanale “Voce del Sud”. Ora monsignor Tonini è egli stesso, “consacrato con l’unzione”, elemento di quell’intima unione con Cristo. Quante volte, da vescovo, ha pronunciato queste parole, benedicenti: “O Padre, santifica con la tua benedizione quest’olio, dono della tua provvidenza; impregnalo della forza del tuo Spirito e della potenza che emana dal Cristo dal cui santo nome è chiamato crisma l’olio che consacra i sacerdoti, i re, i profeti e i martiri”. Che si abbia fede o non la si abbia, resta il fatto che il Crisma è il segno tangibile dello Spirto Santo.

L’INCONTRO CON MONSIGNOR ERSILIO TONINI

I tempi attuali non ci lasciano molto tranquilli. Resta una domanda fondamentale: può ancora sopravvivere la speranza?

Quel che oggi sta accadendo è un insieme di segni indecifrabili. Si tende a uscire dal diluvio di immagini e di parole che riescono perfino a stordirci, a trascinare il cervello dalla parte di chi ha interesse a sedurci. Allora la domanda fondamentale è la stessa da sempre: c’è posto per la speranza?

C’è posto?

Alcuni dicono di no, anzi sono in tanti a dire di no. Persino nell’ambito della trinità laica libertà-uguaglianza-fratellanza non c’è più speranza. Ma la domanda fondamentale resta sempre la medesima: c’è speranza. E’ una domanda che viene su dalle cellule segrete del nostro essere, è una domanda che assume adesso proporzioni mondiali.

Anche la Chiesa ha da risolvere un dramma per nulla trascurabile: dover annunciare una speranza e non essere nel medesimo tempo in grado di annunciarla…

La Chiesa è nata come speranza, speranza che viene da Dio, ben fondata, che conta su una potenza che rimane intatta anche quando l’uomo si fa impotente. Sapere di portare questo messaggio, e trovarsi quasi impotenti ad offrirlo, ecco, sta qui la crisi.

Tutto ciò è stato anche il grido di Karl Barth, forse inascoltato. L’uomo ora è chiamato a riflettere sulla propria natura…

Sì, la situazione attuale porta a interrogare l’uomo sulle proprie radici. Oggi noi dobbiamo decidere chi dobbiamo essere, se l’uomo debba rimanere ancora il fine della creazione, l’interprete dell’universo.

Il posto dell’uomo nell’universo è oltretutto cambiato…

La trasmigrazione dei popoli porterà l’Europa a essere una miscela di popoli, di razze e di religioni. Una condizione che se non è preparata rischia di diventare esplosiva.

Si sta aprendo una visione nuova del mondo e dell’uomo?

Le nuove generazioni sono sfidate nella sostanza, perché oggi l’uomo ha la possibilità – sventrata ormai la cassaforte del Dna – di eliminare sì le malattie per sempre, ma anche di creare nuovi tipi umani. E’ una sfida immensa.

E i mezzi di comunicazione, intanto, sono oggi al centro di uno stravolgimento notevole…

I mezzi di comunicazione richiedono molte spese per sostenere la concorrenza, molti soldi per ottenere i quali bisogna puntare sulla pubblicità. Quest’ultima punta allora all’audience. Pertanto, se una trasmissione banale, inconsistente, crea audience, acquisisce subito diritto di cittadinanza. Poiché nel futuro, ma già adesso, è in gioco il destino dell’uomo, l’immagine dell’uomo, il valore costitutivo dell’uomo, non c’è dubbio che il giornalismo si trovi oggi di fronte a una sfida.

Intanto la Tv del nulla sta degradando le anime…

La Tv conta sulla voglia di impressionare soltanto, di ingigantire, di smuovere l’anima, di bloccarla, di contorcerla con la pura distrazione. E’ ingannevole, è disumana, certa Tv; è tempo perduto, è tempo che scoraggia, che degrada. Ma la Tv può offrire opportunità incredibili, se lo si vuole. In ogni caso, la capacità di fare buona Tv dipende dalla ricchezza della vita di una società.

A cosa occorre puntare, vista la realtà d’oggi?

Occorre pensare ai giovani, a giovani che non sfuggano alle battaglie della vita, a giovani preparati a non lasciarsene imprigionare dentro. Occorre che si gustino le cose inutili che non danno niente, occorre coltivare la pura gratuità. Scegliere l’anima e il gusto della scoperta del proprio mondo interiore, il gusto dell’invisibile, la scoperta e il vivere dell’invisibile. Ecco, dico queste cose perché da bambino ho avuto la fortuna di avere una madre che mi diceva: “ragazzo preparati, preparati…”. Ero povero, ma non c’era da invidiare i ricchi, perché potevo, coltivando l’anima, potevo dare molto di più, gustare molto di più.

La foto del cardinal Ersilio Tonini è tratta da Internet.

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