Olivo Matto

L’olivicoltore ama il proprio lavoro e aspira alla libertà

Luigi Caricato

L’olivicoltore ama il proprio lavoro e aspira alla libertà

Ex Colonia penale Tramariglio, Parco naturale di Porto Conte, Alghero

Scrive sul proprio profilo facebook Alessandra Paolini, cuore pulsante di Agricola Doria: “Una vita a difendersi dalle erbe infestanti per morire soffocati da enti infestanti! L’Italia è diventata un paese che parla la sola lingua del sopruso!” Impossibile non condividere e far proprio tale giudizio. Il fatto è che la burocrazia è l’invenzione di quella parte dell’umanità che preordina il proprio tornaconto servendosi di uno strumento impeccabile, buono per compiere abusi di potere e uscirne sempre indenni. La colpa, in fondo, quando nulla funziona come dovrebbe, è tutta della burocrazia, quasi non ci fossero responsabilità. Così, giusto per stare sul tema, permettetemi una divagazione: avete notato che l’olio extra vergine di oliva è il prodotto più soggetto a regolamentazione, al punto da ingessare il comparto per i tanti incartamenti e registri da compilare? Con la scusa di tutelarne la purezza, si pone un freno a mano, inchiodando proprio le piccole e medie aziende agricole che solo a parole si intendono tutelare. La burocrazia impedisce alle aziende di fare il salto in avanti, le blocca rendendole dipendenti da chi ne amministra e gestisce l’enorme onere burocratico. Vince chi fa parte della famiglia, perché attraverso l’appartenenza al gruppo si fa percepire un senso di sicurezza, ma non si è mai veramente liberi se non si è pienamente se stessi e autonomi. La vera dimensione della pienezza, la si può raggiungere solo liberandosi dalle maglie della burocrazia e, soprattutto, dalle maglie di chi alimenta la burocrazia allo scopo di rendere prigioniere le aziende agricole. E’ forse l’ora che gli olivicoltori che amano il proprio lavoro si sgancino da coloro che li rinchiudono in gabbia.

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