E’ stata un’sperienza bellissima, intensa, con grandi soddisfazioni. Si è svolta come sapete a Milano, dal 3 al 6 novembre, presso Fiera Rho. Ora, a distanza, posso ancora una volta confermare, e senza alcuna incertezza, il grande riscontro avuto.
Gli otto workshop tematici (che hanno affrontato i principali aspetti di maggiore attualità, sui cui contenuti ci si è soffermati andando oltre la consueta letteratura riferita al comparto oleario, cercando così di individuare nuovi ambiti di indagine) hanno avuto una piena accoglienza da parte del pubblico, nonostante, tra l’altro, il periodo fosse poco favorevole, essendo la totalità degli operatori impegnata nel vivo della campagna olearia, con la raccolta e molitura delle olive. Insomma, quando certi temi vengono affrontati nella giusta luce, esserci è importante e necessario. Tra il pubblico intervenuto vi erano rappresentanti di diversi Paesi produttori, con presenze, oltre che dalle varie regioni italiane, provenienti dalle principali nazioni produttrici del Mediterraneo, oltre che di altri continenti, tra cui alcuni esperti della materia californiani.
Tra tutti i temi svolti, è stato per certi versi sorprendente, in particolare, il successo ottenuto dal workshop riguardante i reflui e gli scarti di lavorazione (successo in parte auspicato, ma sinceramente inatteso, poprio in quanto si tratta comunque di un tema ostico e poco affrontato, e, in generale, anche di un tema di scarso appeal, ma che, evidentemente, essendo stato ricco di preziosi spunti, in grado di offrire una serie di soluzioni per rendere ciò che appare a prima vista un problema da gestire una grossa opportunità economica da cui trarre vantaggio, non poteva non ottenere il riscontro avuto.
Il settore olivicolo e oleario risponde bene a simili proposte, anche perché soffre di una carenza di momenti formativi, ed è per questo che simili iniziative riescono ad attrarre un pubblico che non trova in altri contesti una analoga attenzione e capacità di concentrare le persone provenienti da diverse aree geografiche.
Condiderando oltretutto il periodo infelice, di inizio di novembre, in un contesto in cui la gran parte degli operatori è stata, ed è tuttora, impegnata nella fase produttiva, il successo è emblematico e quanto mai significativo. Significa che vi è una forte richiesta di supporto di contenuti da parte del comparto olivicolo e oleario. Significa che evidentemente vi è una carenza di questi momenti.
A dimostrazione di ciò, lo stesso esito, largamente positivo, anche se ottenuto in un periodo ben più favorevole, ed esattamente nel giugno scorso, quando non vi erano urgenze operative presso le aziende produttrici, lo si è riscontrato anche nell’ambito di Enovitis in campo, segno, ancora una volta, che le attenzioni non mancano quando l’offerta di formazione è altamente qualificata e apre oltretutto a una visione innovativa.
Così, alla luce di tali valutazioni, debbo considerare altrettanto riuscitissime le altre iniziative, parallele a tale attività di formazione e di incontri: è il caso emblematico dell’Oil Bar, per esempio, che poi tra l’altro è una idea da mettere in grande evidenza proprio perché ha fatto scuola; e infatti, dopo il felice esordio del 2007, per la prima volta proposto al Simei, l’Oil Bar è stato successivamente copiato da tutte le altre fiere internazionali, segno appunto di una intuizione di successo.
Soddisfato? Di più, e debbo ringraziare Gabriella Stansfield con l’associazione delle Donne dell’Olio, che ha seguito con grande partecipazione la gestione dell’Oil Bar, affiancate anche dall’Aipo Verona.
Non meno importante al riguardo è stato il catalogo Tecnologie per l’olivicoltura e per l’olio 2015, utile strumento di consultazione che proprio a partire dall’edizione 2007 del Simei, ora sta proseguendo tuttora nel suo intento di rendere più attrattiva una pubblicazione in cui compaiono da un lato i riferimenti utili per conttatare le imprese espositrici con i loro prodotti, dall’altro fornendo ai visitatori un valido strumento di conoscenza e approfondimento, attraverso l’ausilio di un corposo saggio in cui si fa il punto sullo stato dell’arte, oltre che sulle novità del comparto oleario, consentendo con ciò di non confinare il catalogo di una esposizione fieristica a un mero elenco di nominativi.
Si lavora, si lavora tantissimo. Sono tanti gli anni, i mesi, le settimane, i giorni, le ore, i minuti, i secondi dedicati a questa materia prima che è l’olio da olive. Io posso dire di fare egergiamente la mia parte, peccato solo che tutto questo impegno senza sosta venga sporcato da una comunicazione negativa che in un Paese come l’Italia non smette mai di essere l’unico linguaggio dominante.
Occorre impegnarsi a tutto tondo, in una visione positiva e aperta al futuro, occorre crederci, ma crederci fino in fondo e senza tentennamenti.
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