Olivo Matto

La mia parola vale

Luigi Caricato

La mia parola vale

Ieri sera ho incontrato Flavio Lenardon e Giuseppe Stagnitto, due folli a capo dell’associazione culturale Tree Dream che credono, da veri folli, nell’agricoltura. Ci credono pur non essendo agricoltori in senso stretto, e si ispirano a Silvia Perez-Vitoria, l’autrice del saggio Il ritorno dei contadini. Lavorano su altri fronti, Lenardon e Stagnitto, ma si sono entusiasmati all’idea che l’agricoltura possa cambiare le sorti del mondo da crederci al punto di guidare una rivoluzione civile e silenziosa che merita ampio rispetto e attenzione. Voi li avete già seguiti nella “Lettera aperta” al governatore della Regione Liguria Claudio Burlando; il quale, purtroppo – con mio grande dispiacere e una punta di delusione – non si è nemmeno curato di rispondere. Un vero peccato, un’occasione persa. Eppure i due non chiedevano danaro, ma attenzione, semplice attenzione: non finanziamenti, ma una risposta. Una adesione culturale. I due stanno infatti affrontando una sfida davvero speciale: guardare gli olivi d’alta quota con occhi nuovi, restaurare i terrazzamenti in lento e inesorabile abbandono. Provate a leggere la loro lettera: qui. Ieri sera ho cenato appunto con i due folli, i quali mi hanno spiegato le loro intenzioni, che condenso in questo messaggio: “La scelta dell’olio di qualità deve essere una sfida al sistema”.

Come non dare loro ragione? E così loro dicono, a supporto delle loro convinzioni: “La mia parola vale”. Insomma, la parola data ha un senso, e per questo occorre puntare su ciò che per secoli – anzi: per millenni – ha regolato la società rurale”. Scriverò ancora di loro, saranno loro stessi a farsi vivi. Li ospiterò tra l’altro venerdi 25 gennaio a Milano, a Olio Officina Food Festival. Vi spiegheranno il senso di quanto vanno dicendo in modo molto dettagliato. Loro riuniscono gli ultimi paladini del mondo agricolo, limitandosi alle campagne liguri, puntando sul fatto che gli agricoltori rappresentanoa pieno titolo una “impresa sociale”. Tanto che l’olio prodotto – ma anche ogni altro bene agricolo – è l’esito di un impegno che risponde alla fedeltà di un comandamento scritto nella natura.

L’agricoltore è dunque funzionale al Paese, ma il sistema anziché favorilro, lo atterra, non facendolo lavorare, umiliandolo con la burocrazia.

“La mia parola vale”, dicono. E aggiungono: “occorre lasciar stare in pace gli agricoltori”.

Non vogliono soldi, non chiedono finanziamenti. Chiedono solo di essere lasciati in pace a lavorare.

La burocrazia – dicono – sta uccidendo l’agricoltura. La burocrazia – dicono – sta umiliando l’agricoltura.

Li aspetto a Olio Officina Food Festival.

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