In questo periodo di olivagione sono tante le occasioni in cui incontro gli olivicoltori, sempre operativi sul campo, indaffarati come è giusto che sia, mai, tuttavia, in luoghi diversi dal proprio luogo di lavoro. Certo, è evidente, nel pieno delle attività non si prendono impegni, ma la loro latitanza permane in tutti i mesi, tranne rare eccezioni. Non sta bene.
Non che sia sbagliato restare inchiodati in campagna, ma a volte, non dico sempre, l’agricoltore dovrebbe in qualche modo (e in qualche misura) ritagliarsi del tempo per se stesso e per qualcosa che non sia soltanto il lavoro nei campi.
Sarebbe utile per esempio dedicare del tempo agli incontri di formazione, scegliendo accuratamente tra le migliori proposte in circolazione e pagando possibilmente di tasca propria, non aderendo a corsi gratuiti. Non è per nulla secondario, circa la qualità delle scelte, il fatto che si individuino le migliori offerte formative, non solo nel chiuso ambito del proprio territorio.
Fin qui, sembra di parlare a vuoto, perché so che saranno inascoltati questi consigli. Come pure sarà deliberatamente rifiutato l’invito a frequentare incontri in cui si affrontino le questioni agricole. Lo so, è più forte di loro. Non sono interessati.
Non ci sono solo queste latitanze. CI sono molte altre colpe, una delle quali è la più grave in assoluto: non disporre di un proprio tecnico – agronomo, perito agrario o agrotecnico che sia. Nulla. Nemmeno l’idea. È scontata a loro risposta, prevedibilissima: “non abbiamo risorse per poterci permettere un tecnico”. Lo sappiamo che il mondo agricolo di risorse non ne ha molte, anzi, quasi non ne ha, i poderi sono troppo frammentati e piccoli. Tuttavia, il modo per disporre tutto l’anno di un tecnico c’è: unirsi assieme, con altri agricoltori, e condividere il professionista. Bastano anche dieci agricoltori, o anche di più, perché ciascuno paghi una propria quota, come avviene per il condominio di un palazzo. È semplicissimo, ma insieme complicatissimo, perché in agricoltura la condivisione non esiste, ciascuno va per conto proprio.
È questo il grosso limite degli agricoltori: non avere la forma mentis dell’imprenditore, non ritenere la propria azienda una impresa, non gestire l’azienda con la massima professionalità, ricorrendo a professionisti esterni.
Non è solo un limite, ma una grave, gravissima responsabilità. Una delle tante, troppe responsabilità.
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