Olivo Matto

Le impronte dell’anima nei tronchi degli ulivi

Luigi Caricato

Le impronte dell’anima nei tronchi degli ulivi

Quando si versa l’olio da una bottiglia si pensa subito all’olivo. E se l’olio è pugliese, tanto più si pensa ai vetusti alberi che dominano ormai da secoli lo scenario dei luoghi, ancora da protagonisti attivi e operosi. Sì, perché da tali piante si ottengono quantità di olive inimmaginabili. E visto che l’olivagione è già iniziata per alcuni da qualche giorno, il dono ricevuto da due care persone che nell’olio ci credono fortemente, Massimo Occhinegro e Nicola Pantaleo, ha avuto per me un grande valore. Si tratta del libro firmato dai fratelli José Carlos e Giancarlo Bellantuono. Ospita foto che ti parlano al cuore. Si intitola non a caso Impronte secolari. “L’urlo dell’olivo”, ed è un volume tutto per immagini, di straordinario fascino evocativo, che consiglio a voi tutti di recuperare in qualche libreria, o richiedendolo direttamente ai due bravi fotografi.

Sfogliando il libro, guardo alberi che sembrano umani. E così mi viene in mente un breve scritto di Giovanni Arpino, pubblicato quale prefazione al volume L’olivo di Napo Mastrangelo, in cui si legge che vi “sono alberi che ricordano l’uomo nei suoi movimenti, nella sua statura, nelle sue gesticolazioni”.

Arpino è un narratore che andrebbe rivalutato. E’ lui che scrive: “L’olivo è lo stesso volto dell’uomo: nelle sue lunghe cicatrici, nello svariare dei colori, dal verde al cinerino sia della foglia sia del legno, ogni volto d’uomo trova qualcosa di sé. Trova le sue età passate e future, la maturità possibile, la vecchiaia inevitabilmente giusta”.

Un sentito grazie a Massimo e Nicola, per il gradito dono: buona olivagione!

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