Olivo Matto

Meno leggi, più etica

Luigi Caricato

Meno leggi, più etica

Cambierà il destino dell’olio in Italia? I nostri parlamentari questa mattina si sono sentiti eroi della patria. Scusatemi, ma non me la sento a metterci la p maiuscola di fronte ai rappresentanti del mal paese che ci ritroviamo. E’ più forte di me, ma non ce la faccio. Così, oggi, dopo la conversione in legge, seppur con alcune modifiche, del Decreto del 22 giugno scorso – il numero 83, per l’esattezza – sono ormai state adottate le misure urgenti per la crescita del Paese. A parte le questioni generali, su cui non mi soffermo, in questo grande calderone sono entrate in scena anche alcune misure scritte sotto dettatura del duopolio Unaprol-Coldiretti e riguardanti il comparto oleario italiano. Tra queste misure, il limite degli alchil esteri, fissato a 30 mg/kg, per l’olio d’oliva italiano; oltre poi all’importanza attribuita al panel test quale elemento probatorio in giudizio. Non avrei alcuna voglia oggi, in piena estate, di commentare il risultato raggiunto per via dell’influenza esercitata sul sistema politico italiano da un’associazione di categoria, l’Unaprol, spalleggiata e mossa come sappiamo da Coldiretti. Se i parlamentari credono che il futuro dell’olio italiano dipenda solo da un sovraccarico normativo, facciano pure.

L’Italia è il paese delle leggi, farne una in più d’altronde non cambia nulla. Coldiretti e Unaprol hanno il potere per farlo, perché sono una potente quanto sgangherata lobby? Esercitino pure questo potere. E’ la dura legge della vita: comanda il più forte. Staremo però a vedere se tali misure risolleveranno la mala sorte degli olivicoltori italiani, incapaci come sono di trarre ormai da troppo tempo una equa remunerazione per il proprio lavoro.

Ciò che mi sembra giusto evidenziare qui, è che l’Italia stia ormai intraprendendo una china pericolosa, scendendo sempre più verso la deriva, e finché non si prenderanno misure serie, non di apparente utilità, a poco serviranno le leggi per risanare e ridare fiato a un paese e aun settore dell’olio depredato di ogni centesimo, dopo milioni e milioni e milioni di euro dispersi, diventati fumo, e che pure, se fossero stati spesi con giudizio, avrebbero senz’altro favorito, in questi anni di grande dolore e disperazione per le fasce più deboli della filiera, una giusta ed equa remunerazione per gli olivicoltori.

Ah, se solo si fosse fatta una seria politica agricola, seria appunto, non balorda come quella portata avanti finora da ministri inutili, alla mercè di una lobby che sta distruggendo l’agricoltura.

Ora si abbasseranno i parametri degli alchil esteri, bene: c’è un sistema predisposto a far compiere questo salto di qualità a tutti i produttori olivicoli? Come ci si comporterà con i produttori di olio extra vergine di oliva che non raggiungeranno tale limite o che si posizionano ai limiti, talvolta superandoli? E cosa faranno i tanti produttori di olio di oliva vergine? E quelli di olio vergine lampante? Ci sono già risposte concrete pronte per costoro? O c’è qualcuno nei palazzi che crede ancora alla favola che l’olio italiano sia tutto di qualità?

Ora ci sarà inoltre il panel test elevato a elemento probatorio in giudizio. Bene, un motivo d’orgoglio in più per i tanti assaggiatori professionisti. Solo mi domando: ma da quali panelisti saranno formati tali gruppi panel? Forse dai soliti amici della incontrastata lobby che detta legge ormai da decenni in Italia? Perché allora non valorizzare piuttosto le scuole d’assaggio finora poco valorizzate, visto che il danaro pubblico è stato divorato quasi in via esclusiva e totale dai soliti noti?

No, questo ulteriore passaggio legislativo appena compiuto segna una dura sconfitta per il settore dell’olio, quello reale, fatto da chi lavora sporcandosi le mani e investendo di suo. Io sono sempre più convinto che i risultati si possano ottenere in ben altro modo.

Le crisi non si superano attraverso il ricorso selvaggio a leggi solo in apparenza favorevoli a un settore.

Le crisi si superano partendo dal basso, facendo riferimento all’economia reale, e non alle fantasiose ricostruzioni appoggiate perfino da istituzioni compiacenti.

E’ grave che si continui ancora a insistere nell’indicare una produzione italiana di olio intorno alle 500 mila tonnellate annue. Queste sono frottole allo stato puro. Ed è da qui che nasce il grande e irrisolto dramma dell’olio italiano. Nessuna legge può risovere un probema che è solo di natura etica e del quale nessun ministro o parlamentare si è mai fatto carico di risolvere.

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