Olivo Matto

Nessuno crede più nel futuro?

Luigi Caricato

L’Italia sarà un disastro, se non torna a fare figli – a sostenerlo è stata in queste ore il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Anche l’olivicoltura italiana – aggiungo io – vivrà evidentemente il medesimo disastro, se gli olivicoltori non torneranno più a piantare olivi. Un Paese con un tasso di natalità bassissimo, con culle vuote, è un Paese che non crede pù in se stesso. Lo stesso in fondo vale per il mondo dell’olio, ma soprattutto per quella che molto amabilmente preferisco definire la “Comunità dell’Olivo”. Ora però mi chiedo, se vi sia per avvero un desiderio di futuro. In olivicoltura si vive (e si tenta di sopravvivere) di ciò che esiste, e a volte nemmeno si cura l’esistente. Non c’è manuntenzione. Si parla e si scrive tanto di funzione paesaggistica degli olivi secolari, ma nemmeno questa valenza viene più valorizzata. A piantare nuovi olivi, al di là dei rinfittimenti, nessuno ci pensa, nemmeno lontanamente: dove sta finendo allora l’Italia olivicola? Sta forse riniunciando al proprio futuro? Toccherò l’argomento anche nel mio prossimo libro, in uscita per gennaio. Il titolo del libro lo comunicherò nei prossimi mesi, appena tutto sarà pronto. Intanto, la domanda riportata nel titolo di questo post – “Nessuno crede più nel futuro?” – resta una domanda malinconimanente aperta. Malinconicamente, perché forse già conosciamo la risposta.

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