Olivo Matto

Non ha senso misurare l’origine degli oli in millimetri

Luigi Caricato

Non ha senso misurare l’origine degli oli in millimetri

Povera Italia, in che mani siamo capitati! C’è chi lavora instancabilmente a favore di una sana cultura dell’olio e c’è chi, per contro, alimenta burocrazia su burocrazia pur di frenarne le potenzialità. Ieri ho ascoltato al telefono Gabriella Gabrielloni, olivicoltrice e frantoiana tra le più celebrate per la qualità degli extra vergini che produce insieme con la sorella Elisabetta a Recanati, in primis il “Laudato”. Ascoltandola con grande rispetto e stima, si lamentava, giustamente, dell’esasperante eccesso di burocrazia, a partire dalla tenuta del registro Sian, con cui i produttori sono costretti a scontrarsi ogni santo giorno. Così, ogni persona di buona volontà, anziché godere del proprio lavoro, è costretta a lavorare senza sosta e perdere tempo ed energie in operazioni inutili. Oggi, tuttavia, è giunta una bella notizia. Vi ricordate la baggianata relativa alle dimensioni minime dei caratteri che alcuni signori pensavano bene di imporre in etichetta per – dicono loro, soltanto loro – garantire l’indicazione della vera origine degli extra vergini? Per fortuna siamo salvi. Il testo del progetto di decreto su “Disposizioni nazionali relative alle norme di commercializzazione nel settore olio di oliva” è stato sospeso dalla Commissione europea per un periodo di dodici mesi. Siamo sempre alle solite, speriamo soltanto che in Italia qualcuno tra i rappresentanti delle Istituzioni metta giudizio, altrimenti i produttori, anziché produrre olio, di questo passo inseguiranno la compilazione di scartoffie, intanto che gli oliveti nel frattempo resteranno abbandonati.

L’origine italiana degli extra vergini? La si salva con progettualità e strategie adeguate, non con i millimetri delle indicazioni da riportare obbligatoriamente in etichetta.

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