La storia si ripete. Le istituzioni non sembrano all’altezza del compito. Ieri il mondo dell’olio, oggi il mondo del vino. La lamentela è la medesima. Il Sian, ovvero Il Sistema Informativo Agricolo, non risparmia ormai nessuno. Si potrebbe costituire l’associazione vittime del Sian.
Ciò che è accaduto al mondo dell’olio è storia nota, con tutte le problematiche conseguenti a una gestione quanto meno discutibile. Non è che si contesti il processo di telematizzazione dell’agricoltura in sé, per carità, ma l’approccio, non sempre professionalmente adeguato, di chi ha realizzato il sistema lascia perplessi.
Non solo la macchinosità delle operazioni, le procedure burocratiche complesse, il linguaggio stesso adottato, ma è anche, e soprattutto, la difficoltà di collegamento a internet nelle aree rurali che logora gli operatori.
Dopo le travagliate notti insonni degli imprenditori oleari, ora la palla al piede dovranno gestirla quelli del vino. Sulle pagine dello storico settimanale “Il Corriere Vinicolo”, organo ufficiale dell’Uiv – ovvero: l’Unione italiana vini – si leggeva, nel numero 22 del 2017, il seguente titolo: “Serve responsabilità”. A seguire, un sommarietto alquanto eloquente dello stato d’animo che sta circola nel mondo, senza dubbio più evoluto, del vino: “I presidenti delle organizzazioni di filiera scrivono al ministro Martina”. E ancora: “Le lentezze di risposta della piattaforma informatica SIAN e le frequenti indisponibilità del servizio stanno creando notevoli problemi, e la cosa si può aggravare in vista della vendemmia”. Diventa pertanto necessario – si legge nel sommario che precede l’articolo – “un approccio sensibile e pragmatico in fase di controllo e verifica”.
Insomma, possiamo anche capire l’inesperienza degli imprenditori dell’olio – che peraltro sono stati utilizzati come cavie per sperimentare il Sian – ma non comprendiamo il disagio degli imprenditori vinicoli. Tutto ciò, evidentemente, è il segno tangibile di un sistema che è partito incompleto, mal impostato, con numerose aporie e anomalie sin dall’inizio, e che nonostante siano passati degli anni, ancora mostra un pesante e irrisolto disservizio che purtroppo pesa, con costi elevatissimi, solo sulle aziende.
Non sarebbe stato il caso di procedere con la introduzione obbligatoria della telematizzazione dei comparti agricoli solo nel momento in cui il sistema può definirsi a tutti gli effetti pienamente operativo, semplice e lineare? Perché a pagare l’inefficienza della pubblica amministrazione debbono essere solo le aziende?
Se l’economia traballa, è anche perché la zavorra istituzionale è estremamente nociva. Serve un maggior senso di responsabilità: snellezza, soprattutto. L’economia di un Paese non può aspettare una classe istituzionale vetusta e non all’altezza del compito. Vi siete accorti che ogniqualvolta si parla di “semplificazione”, arrivano sempre, a stretto giro, nuove procedure, sempre più complesse e pasticciate?
È evidente che qualcosa nel sistema pubblico non funziona. Non vi pare?
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