Olivo Matto

Ormai sappiamo tutti come si prepara un campione da inviare ai concorsi

Luigi Caricato

Ormai sappiamo tutti come si prepara un campione da inviare ai concorsi

E’ proprio il caso che si inizi a riflettere in maniera seria intorno ai concorsi oleari. Dopo quanto ho scritto sul blog Olio Officina nei giorni scorsi (Tutti vincenti, perché siamo i migliori al mondo), ritorno ancora sull’argomento, a partire dalle riflessioni dell’agronomo Nazario D’Errico, direttore Consorzio Peranzana Alta Daunia, nonché responsabile qualità, tra l’altro, presso l’azienda agricola Marina Colonna. Non c’è scampo. Non si può sfuggire al pensiero, e nemmno si può insistere sulle strade già percorse e ripercorse. Tutto si evolve, anche i concorsi oleari. Se fino a ieri erano utili, così come erano impostati, preziosi perché mettevano in giusta luce le aziende più virtuose, stimolando così una crescita qualitativa realmente avvenuta, ora è il caso di non fermarsi alla solita formulazione dei concorsi oleari e di andare oltre, prfezionandoli. Partiamo allora dalle riflessioni di D’Errico, con la Peranzana, varietà che spesso fa vincere aziende che la utilizzano in purezza o nei blend. Una revisione dei concorsi oleari è dunque necessaria, e direi anche urgente. Proprio per questo sarebbe il caso che tutti gli assaggiatori professionisti si unissero insieme per ragionarci su, individuando nuove strade percorribili. La questione Peranzana è nota. Compare in molte bottiglie di tutt’altre regioni. Credo sia il caso di lavorare affinché siano gli stessi produttori del foggiano a ottenere il massimo risultato da una cultivar così eccellente, capace ogni volta di sorprendere sul piano sensoriale.

Gentile dr Caricato,

in relazione al suo articolo circa la “questio concorsi veri o falsi” posso solo dire che sono d’accordo con lei e con tanti altri colleghi; sono tanti i dubbi sulla regolarità e trasparenza di questi premi e concorsi che spuntano ormai fuori come funghi.

Credo che siano sensazioni condivise un pò da tutti gli addetti ai lavori.

Per acquisire immagine e prestigio si pagano fior di assaggiatori che si prestano…

Provengo dalla terra della Peranzana (Torremaggiore, Foggia) e non a caso evidenzio questo, poichè sono convinto che sia al corrente di quello che succede nel nostro territorio durante la campagna olivicolo-olearia: vagonate di olive (e un pò di olio …) di questa pregiata varietà parte in direzione della Toscana, Umbria, Garda, Abruzzo, etc.

Conosco personalmente diverse aziende del nord che utilizzano l’olio di Peranzana (in purezza o come blend) per la partecipazione ai vari concorsi nazionali e internazionali.

Senza dilungarmi troppo, posso dire che negli ultimi anni, con le aziende per cui presto consulenza, si è vinto quasi tutti i premi importanti, nazionali e internazionali, e questo è servito loro per farsi promozione e avere visibilità e immagine.

Tuttavia si rende necessario una radicale revisione e riorganizzazione dei concorsi a livello istituzionale, al fine di ristabilire la giusta credibilità e trasparenza nei confronti degli operatori e consumatori.

Alcune idee:

– accreditamento istituzionale: i concorsi seri dovrebbero essere accreditati dal Mipaaf con un riconoscimento ufficiale (in modo da riclassifcare questi in base alla professionalità dei

panelisti, organizzazione, prestigio etc.);

– differenziare le categorie di produzione: ossia dividere il premio in sezione frantoiani, filiera corta, confezionatori… E’ impensabile che tutte queste categorie vadano a gareggiare insieme

e giudicati nello stesso calderone…;

– sistema di controllo e trasparenza: da studiare bene poichè la tracciabilità di verifica degli oli può avere dei costi notevoli;

– puntare maggiormente sui monovarietali: sarebbe il caso di puntare più su questo modello

di concorso, in modo che si possa verificare la tracciabilità dell’olio (se un’azienda del Garda si presenta con la Peranzana deve dimostrare di avere piante di Peranzana, e così via…).

Questo sistema di valutazione, oggi, diventa pericoloso e controproducente, soprattutto nei confronti delle aziende serie e corrette, mentre i miscelatori di professione arraffano qua e la premi e riconoscimenti che non riceverebbero con maggiori controlli sulla tracciabilità degli oli e dell’origine.

Ormai sappiamo tutti come si prepara un campione da inviare al concorso…

Forse sarò troppo idealista, ma l’onore al merito credo che in molti dei concorsi attuali, anche quelli più blasonati, non ci sia più. Spero di sbagliarmi…

Cordiali saluti

dr. agr. Nazario Derrico

Direttore Consorzio Peranzana Alta Daunia

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