Olivo Matto

Per salvare l’olio italiano non ci vogliono leggi nuove, ma idee e buoni esempi

Luigi Caricato

Per salvare l’olio italiano non ci vogliono leggi nuove, ma idee e buoni esempi

D’ora in avanti occorre chiedere e pretendere che non passi legge senza che si sappia chi siano gli estensori. Non i firmatari, i quali spesso e volentieri sono prestanome senza arte né parte, pulviscoli della politica italiana in cerca di gloria. Prendiamo il caso della legge “Salva olio italiano”, tra le più insulse che siano state messe in piedi da quando esiste la Repubblica italiana. Sia ben chiaro: non è insulsa l’intenzione, salvare qualcosa o qualcuno fa venire in mente – tanto per dirne una – il film “Salvate il soldato Ryan”, ma il fatto è che proprio dietro a una pur nobile intenzione – quella di salvara l’olio italiano – sono state messe in piedi una serie di macchinose complicazioni che sortiscono l’effetto contrario, rispetto a quanto dichiarato nel testo di legge. Far riferimento improprio, attraverso un testo normativo confusionario e tra l’altro pieno di molte aporie, soggetto a continue revisioni, è come compiere un delitto. Una espressione così avvincente e taumaturgica, perfino evangelica, qual è la parola “salvezza”, non può essere macchiata dalla sporcizia di chi cavalca la crisi di un settore cercando di sfuggire alle proprie responsabilità di decenni di fallimenti. La legge “Salva olio italiano” salva solo la faccia di chi ha commesso errori pesanti nella gestione di un settore che poteva avere ben altre evoluzioni. Si pensa che una legge possa salvare qualcosa di ormai compromesso, quando a salvare l’olio italiano non sono le leggi, ma le idee e i buoni esempi. La beffa che deriva dall’approvazione di tale legge è che arreca danni ulteriori, togliendo il fiato ai veri operatori del settore, gli onesti che cercano a fatica di farsi largo in un mercato così difficile da piegare le gambe ormai a tutti. Per questo, a futura memoria, sarebbe il caso di pretendere che i testi di legge vengano firmati con nome e cognome, e con i curriculum di chi li ha redatti. Così almeno si saprà in futuro a chi attribuire la responsabilità dei danni arrecati a un Paese perennemente in bilico. Non mi fermo qui. Il seguito alla prossima puntata. Ci sarà da divertirsi.

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui

Commenta la notizia