Dialogando virtualmente via Internet con Stefano Tesi, giornalista e blogger, mi è venuto spontaneo fare una riflessione, che riporto qui di seguito a beneficio di chi segue Olio Officina. Alla questione se si debba o meno essere ottimisti, io ho dichiarato la mia piena fiducia nel futuro, senza tuttavia trascurare le difficoltà del presente, per l’intero comparto. D’altra parte è così: sono cicli. Ora stiamo conoscendo la discesa verso il basso. Ed è proprio per questo che sono ottimista, perché gli altri, altrove ma sempre nel mondo dell’olio, non stanno sprofondando, anzi: avanzano. D’altronde, i consumi si allargano, estendendosi verso nuovi Paesi che prima ignoravano l’olio ricavato dalle olive; siamo noi, piuttosto, che stiamo perdendo il treno, in casa e all’estero. Mancano di fatto i nuovi Bertolli, i Carli, i Novaro (con Sasso), i Carapelli, i Costa (con Dante)…
L’Italia dell’olio ha scelto la nicchia e vuole starsene chiusa nell’angolo. In attesa. Osservando gli altri Paesi produttori avanzare nei mercati. Restando a bocca spalancata, prima che qualche mosca entrando impavida in bocca non li ridesti dal sonno…
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