Sono un pugliese, anzi: un salentino. Vivo a Milano dal 1984 ma amo la mia terra e se scrivo di olio e affronto la questione olearia ormai da diversi decenni, è segno che la mia non è una occupazione di secondo piano, finalizzata a mere speculazioni commerciali; e allora, mi chiedo, e chiedo a tutti i miei interlocutori: dov’è la Puglia olearia? Dove sta andando?
La strada della protesta è forse la soluzione più adeguata o è forse l’illusione di stare in pace con la coscienza e dimenticare le proprie personali responsabilità?
Quanto sta accadendo con la Xylella, è la testimonianza che la Puglia olearia non esiste, o per le meno non ha a cuore la propria storia olivicola, altrimenti avrebbe affrontato diversamente l’emergenza. I pochi che hanno il merito di aver fatto qualcosa sono stati lasciati soli.
Per il resto, non è che decenni di inoperosità possano essere risolti scendendo semplicemente in piazza. Chi ha mancato di assolvere i propri compiti ed è venuto meno al proprio senso di responsabilità, in tutto questo tempo di arretramento e di passi falsi, è proprio chi non ha osato che ora si rende conto che risalire la china è ben più complesso.
Qualcuno ha forse capito cosa voglia fare la Puglia olivicola per voltare pagina?
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