Domenica scorsa ho postato su Instagram, e in condivisione anche su Facebook, una foto di Rogi André che ritrae, nuda, Dora Maar, celebre musa di Pablo Picasso e lei stessa fotografa e pittrice.
La foto è di una bellezza straordinaria. Non vi è in essa alcuna volgarità, nessuna concessione al cattivo gusto, e peraltro nemmeno si scorgono i genitali. Si possono solo intuire, perché in un certo luogo questi, sì, effettivamente ci sono, ma non si vedono, è tutto un gioco d’ombre. È pura arte. È un grande inno alla bellezza e ho avuto il piacere di postare tale foto e condividerla con altrettanta gioia con chi mi segue, ma gli algoritmi dei social network, la cui proprietà ricade su Mark Zuckerberg, mi hanno censurato.
Instagram in particolare scrive: “abbiamo rimosso il tuo post perché non segue le nostre linee guida della community in merito a nudo o pornografia”. E ricevo anche una minaccia: “il tuo account potrebbe subire limitazioni o essere disattivato”.
Anche Facebook ribadisce lo stesso concetto e mi avverte che l’immagine è visibile solo a me stesso. Insomma, mi viene concessa un’isola di solipsismo e di autocompiacimento. Ne prendo atto. Su questi canali social si vedono e si leggono tante aberrazioni e abusi, mai censurati, ma ci si impantana su un nudo d’arte. Di conseguenza, se così deve essere, così sia. Ognuno in casa propria stabilisce le proprie “linee guida” e queste vanno assolutamente rispettate: concordo, ma sono io, come Luigi Caricato, che su un piano affettivo e ideale mi autosospendo da Facebook e Instagram e nel prendere le distanze ammetto che i social sono come una rete – un Grande Fratello – che ti si si finge amico ma poi di fatto ti governa e ti domina, ti imbriglia, alterando la tua identità, perché se non c’è spazio per la libera espressione di una bellezza vuol dire che uno strumento che censurandoti ti spegne, condizionandoti, spingendoti all’autocensura.
L’obiettivo è questo: condizionare e nel contempo fare reddito. Non c’è alcuna nobile causa se non quella del denaro e del potere. I canali social sono senza dubbio uno strumento piacevole, che alletta e cattura, che ti fa sentire bene e ti occupa tempo mentre il tempo in realtà te lo sottrae e crea quella distrazione dalla realtà alterando quella che tu pensi sia la realtà vera, ma poi questo strumento così seducente ti lascia in fondo solo l’apparenza della libertà.
Ti senti coccolato dal social network, ma nello stesso tempo questo strumento ti altera in maniera subdola la coscienza e ti usa: sei soltanto un numero tra i tanti numeri che contribuisce pazientemente al dominio di pochi su interi popoli con il consenso degli stessi soggetti che rinunciano, facendovi parte, alla propria libertà.
Cosi, molto spesso accade che è proprio ciò che sarebbe realmente censurabile e deprecabile, a non essere censurato, proprio perché giova di più al social network creare occasioni di insulto e litigio tra diversi soggetti, anziché favorire una reale fratellanza e integrazione tra la gente.
Questa è dunque la nuova dimensione che ci si prospetta: non sono più le nazioni e i popoli a decidere di se stessi ma l’occhio invisibile del Grande Fratello che detta legge e artatamente ci condiziona. Il nero dell’immagine che vedete è, simbolicamente, lo spegnimento di ogni libertà individuale proprio nel momento in cui ci si illude di viverla e possederla. Non si è per niente liberi. Quanto all’immagine censurata, potete ammirare una delle foto di Rogi André che ritrae – oddio: nuda! – Dora Maar andando direttamente al Centre Georges Pompidou di Parigi, dove sono esposte dal 5 giugno al 21 luglio. Per saperne di più leggi QUI
La foto censurata è invece questa che potete ammirare.
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