Quelli che con grande spensieratezza d’animo dicono “nessun kebab o sushi nei centri storici”, di fatto ignorano che le glorie del Made in Italy, pizza e spaghetti, si sono imposte all’attenzione internazionale proprio entrando nel cuore vivo delle comunità. Questo dimenticare il passato, ciò che eravamo, ciò che facevamo, comprese le nostre stesse miserie e prepotenze, ci rende insopportabili, ignoranti e miseri. Poi, se ci fate caso, è sempre la medesima categoria antropologica di persone a piantare inutili grane e a manifestare una incivile intolleranza verso le altre culture diverse dalla nostra. Sono persone di basso profilo e che tendono a sentirsi forti e protetti da una bandiera che sventolano per darsi aria al cervello, ma inutilmente, perché – che a loro piaccia o meno – restano comunque cervelli a km 0, impermeabili, incapaci di acquisire impulsi nuovi e di accogliere il diverso da loro, e così, in questa prigione mentale, resteranno fino alla fine dei loro giorni, e forse anche la loro discendenza, se non cambierà ambiente e frequentazioni, continuerà a scendere in piazza su comando di qualche testa fumante per manifestare e urlare slogan di intolleranza “no kebab, no sushi” e di imbarazzante stupidità del tipo “solo cibo del mio orto” e nemmeno lontanamente la sola idea di accogliere e sperimentare con curiosità e condivisione il vissuto e la cultura del proprio vicino diverso dalla propria appartenenza ideologica di censo di razza e religione, non sia mai: solo cervelli a km 0
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