Olivo Matto

Quest’oggi voglio pubblicizzare una iniziativa Coldiretti

Luigi Caricato

Quest’oggi voglio pubblicizzare una iniziativa Coldiretti

Non sono impazzito, per mia natura non ho mai preclusioni. Ho una apertura incondizionata verso l’universo mondo, svincolata da appartenenze, dimostrando un atteggiamento tipico degli spiriti liberi e indipendenti, di chi non dice mai “signorsì”. Tuttavia, chi mi conosce in profondità, sa pure bene che la mia apertura, la mia visione accogliente del pensiero e dei modi di agire altrui, non si traduce mai in accondiscendenza. Così, eccomi: domenica scorsa mi è apparsa in bella vista sul “Corriere della Sera”, una mezza pagina pubblicitaria in cui la catena di supermercati Iper-La grande I, di concerto e in comununione d’intenti con Coldiretti, lancia la lodevole iniziativa del FAI. Lodevole, beninteso, perché sostenere le produzioni agricole è in quanto tale un atto di grande merito, ma non lodevole, tuttavia, nel senso che l’iniziativa meriti ampie lodi per come venga condotta, che è ancora tutto da verificare. Così, osservando con estrema attenzione lo slogan (Sostenere allevatori e agricoltori italiani e garantire un prezzo equo per tutti. Questo è il nostro impegno per VOI) non vi viene in mente una certa propaganda d’antan, quella che imperava nei Paesi comunisti al tempo del comunismo? E, per certi versi, rievoca anche le campagne di comunicazione ai tempi del Duce.

Stessa austerità, nei contenuti come nei toni del messaggio, oltre che nella scelta stessa dei colori e nella predisposizione dei prodotti nell’atto di fotografarli. E’ tutto così poco invogliante all’acquisto. Magari mi sbaglio, e tutti correranno all’Iper a riempire carrelli e carrelli. Sarà pur così, e lo auguro di cuore sia a Coldiretti sia a Iper, ma a me tale creatività un po’ spenta, sa tanto di regime. Senza offesa per Iper e per Coldiretti, s’intende.

Il progetto FAI è stato lanciato con grande enfasi, ci si attende un risultato eclatante: sarà così? Intanto c’è da rilevare che gli acrononimi vengono ogni volta adattati a seconda delle circostanze.

Io ho sempre saputo che Fai sta per Filiera Agricola Italiana. Ora scopro invece che, in questo caso specifico, diventa Firmato Agricoltori Italiani.

Non solo, c’è da rilevare, nel contempo, che l’uso degli acronimi scatena la sensibilità dei pubblicitari cui Coldiretti e Iper hanno fatto affidamento. Giocano con il VOI, in questo caso acronimo che sta per Valori Origine Italiana.

Ora, credetemi, io non voglio fare a ogni piè sospinto le pulci, ma chi sta nel mondo e vede passare sotto i propri occhi tanta pubblicità – sui giornali cartacei, sul web, in video e in radio – pur non essendo del mestiere, capirà bene quale pubblicità attira e quale no. Ci sono slogan e immagini che attirano e altri che non attirano per niente. I messaggi da trasmettere – per quanto possano essere condivisibili e importanti nei loro contenuti – debbono in ogni caso essere anche attrattivi ed efficaci, devono suscitare interesse e curiosità, ma soprattutto debbono spingere all’acquisto.

Osservate infine la bottiglia d’olio così in bella vista: vi sembra il modo, negli anni Dieci che stiamo vivendo, così aperti al futuro, che sia proprio il caso di presentarla allestita in maniera così vetusta e banale come appare? Suvvia! I soldi non vi mancano. Investite maggiormente in creatività, anche perché non è detto che una buona creatività costi molto di più della brutta immagine che siete riusciti a realizzare. Coraggio, miei cari coldirettiani. Un po’ di vitalità immaginativa e un gusto meno barbaro, non chiedo altro.

Luigi Caricato

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