Olivo Matto

Requiem per un uliveto

Luigi Caricato

Requiem per un uliveto

Nico Orengo ci ha lasciato il 30 maggio 2009. Ed è stata una grande perdita. I suoi libri, editi da Einaudi, sono tutti da leggere, nessuno escluso. Ne ho riletti tre quest’estate – Di viole e liquirizia, Islabonita, L’autunno della signora Waal – tutti belli, lirici, candidi, puri, potentemente espressivi pur nella loro levità. Quest’oggi vi segnalo in particolare Gli spiccioli di Montale. Requiem per un uliveto. Un testo importante per chi ha a cuore l’olio e L’olivo da cui il prezioso succo si ricava a seguito della spremitura delle olive. E’ un libro denuncia che e’ costato all’autore dei seri guai giudiziari, e perciò ancor più urgente da leggere. Perché del suo testo originale non e’ mutata una sola virgola. E’ un libro contro la speculazione Emilia e a favore della tutela del paesaggio. Sappiate che l’olio non può esserci senza paesaggio. Tenetelo bene in mente.

(…) Vennero tagliati molti ulivi che erano stati piantati dai benedettini settecento anni prima…

(…) Stavo nella Piana di Latte, in uno degli ultimi uliveti del Ponente.

(…) A Latte c’era stata la mia infanzia, con le prime notti di pesca, le prime cacce ai verdoni e ai cardellini con le trappelle di vischio.

(…) … venni a sapere che la Curia di Ventimiglia, contrariamente alla volontà del lascito Orengo, sarebbe riuscita a vendere la Piana di Latte, l’uliveto a ridosso dell’antica strada romana, ormai sforacchiata da orribili cancelli in ferro e garage. Avrebbero liquidato i Pestarino, mia zia sarebbe stata sfrattata, e su quella terra avrebbero tirato su alberghi e villette a schiera.

La speculazione l’avrebbe fatta un mio vecchio compagnio di scuola, Marcello, proprietario di pompe di benzina e di un magazzino alimentare Conad, col trip del costruttore. Da tempo comprava e ristrutturava, con appoggi diccì e psi, distruggendo, con un innato gusto, vecchie ville e casolari… e ora la Piana sarebbe diventata un cubo di cemento.

Perduta per sempre. E le parole non sarebbero bastate a dare l’immediatezza di un dolore e a conservarlo nella memoria. Le parole che avevo adoperato per raccontare quel paesaggio, sentivo che le avrei espresse balbettanti, incerte.

(…) Oggi… (…) Il vecchio coltivatore, Gaetano Pestarino, non lavora più sulla Piana di Latte, il terrazzo dove mia zia parlava ai ciclamini e al glicine è vuoto. La terra intorno è abbandonata e la casa perde finestre e porte.

E’ il degrado voluto per invitare ruspe a far pulizia e betoniere a spargere nuovo cemento. Ma un dono antico, voluto forse dagli dèi: la scoperta di alcuni resti di una villa romana, forse di uno dei generali di Cesare acquartierato in attesa di conquistare le Gallie, potrà salvare la Piana dallo scempio finale.

Nico Orengo

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