Olivo Matto

Sappiamo comunicare l’olio?

Luigi Caricato

In molte occasioni mi trovo impegnato a spiegare come si debba comunicare l’olio. Lo faccio in vari convegni e talk show nei quali sono chiamano in veste di relatore. Io accolgo molto volentieri l’invito, ogni volta. Anche perché, oltre ad avere tanti utili suggerimenti da trasmettere, mi piace mettere in evidenza soprattutto gli errori che in tanti nemmeno si rendono conto di commettere.

C’è da osservare che la comunicazione dell’olio in Italia è da ritenere intimamente e orgogliosamente vetusta. In fondo tutti lo sanno, ma preferiscono percorrere la tradizione anziché inventare nuove formule. Questo atteggiamento è un chiaro segno di compiaciuto arretramento, perché se si guarda a un passato, nemmeno tanto lontano, un tempo c’erano più idee e contenuti più forti e soldi.

Chi comunica l’olio non ha saputo rinnovarsi, ma non riesce nemmeno lontanamente a immaginare un approccio diverso dal consueto. Tutto poggia su slogan abusati. Se l’altro ieri era “olive raccolte a mano” e ieri “prima spremitura a freddo”, oggi la parola magica è diventata “polifenoli”, ma restano solo refrain senza efficacia, puri suoni e nulla più.

Non si pensano soluzioni realmente nuove, alternative. Figurarsi l’idea di pensare a qualcosa di profondamente rivoluzionario. Non è possibile. non passa dalla mente di nessuno l’esigenza di dare una svolta. Se l’olio da olive è cambiato rispetto al passato, non è per nulla cambiato il modo di comunicare l’olio. Si è stancamente ripetitivi. Ciò che oggi pensiamo sia innovazione, non è altro che una riproduzione di ciò che è già avvenuto in passato, in una logica di continuo riadattamento. E’ un po’ come vestire i panni già indossati dai nostri nonni.

Non c’è un nuovo modello, si preferisce l’usato sicuro. Questo atteggiamento riguarda sia le piccole aziende, sia quelle grandi. Non è una questione di investimenti, ma di carenza di idee. L’aspetto più allarmante è che nessuno se ne rende conto. Alcuni pensano di essere innovatori, ma sono soltanto replicanti.

Arriverà il tempo in cui qualcuno deciderà finalmente di innovare?
La verità è che ci vogliono nuove formule di comunicazione. In passato questo lavoro lo abbiamo fatto egregiamente, da grandi maestri. Oggi invece stentiamo, e, a volte, ci illudiamo anche di comunicare bene.

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