
Il grande pericolo, quello vero, è che da un lato si assiste al progressivo abbandono delle coltivazioni di olivo, anche perché l’Italia non è più al passo con i tempi, e non riesce a rendere moderna la propria olivicoltura, pur valorizzando l’esistente; e, in più, fatto ancor più terribile, il nostro Paese sta perdendo d’altro canto lo spirito che animava i nostri avi: non stiamo più piantando nuovi olivi. Siamo fermi, e perfino ostili verso l’ipotesi di aprire a nuove piantagioni. Gli altri paesi piantano, e noi invece siamo fermi, incapaci di pensare al futuro. Non è un problema dovuto alla crisi economica ma una questione strettamente culturale e perfino psicologica. Siamo in crisi di identità: difendiamo giustamente il passato, per non perderlo, ma non siamo più in grado di costruire il domani.
La foto di apertura è di Pasquale Roccia, dell’Oleificio Roccia di Ascoli Satriano, in provincia di Foggia. Altre foto e ragguagli QUI
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