A leggere le cronache dei giornali, la tendenza è la solita. Si gettano ombre sinistre sul settore. Il comparto olio di oliva sembra popolato da delinquenti. Più si è grandi, più si è mascalzoni e farabutti. Piccolo è bello e sano: c’è da fidarsi. Chi ha decine di alberi, è un giusto. Chi ne ha centinaia, va ancora bene, ma fino a un certo punto. Chi di alberi di olivo ne ha migliaia, un po’ di prudenza è sempre bene manifestarla e va tenuto sotto controllo, perché chissà cosa può combinare, non c’è da fidarsi, meglio prestare attenzione. Se poi non si hanno alberi, ma si seleziona, confeziona e commercializza l’olio, allora sì, è molto probabile che ci si trovi di fronte a imprese sulle quali è lecito nutrire forti dubbi.
Ormai la percezione sembra essere questa. Il consumatore le stupide notizie riportate pappagallescamente dai media nemmeno le prende in considerazione, ma, come si sa, gutta cavat lapidem, la goccia scava la roccia, e così, a lungo andare, qualche perplessità sorge spontanea. Sappiamo bene che anche il consumatore più distratto e superficiale, alla fine, se ascolta e legge le solite note terroristiche, poi alla fine se non ci crede qualche dubbio legittimamente se lo pone. Soprattutto quest’anno, che c’è un fuoco incrociato con tante siocchezze che si pubblicano o si diffondono senza alcuna remora. Ormai ci stanno cascando tutti.
Non manca giorno che non mi scrivano mail o mi telefonino degli operatori del settore per essere consolati. Chi mi telefona? Le persone per bene, quelle che giustamente si preoccupano delle conseguenze di questa cattiva comunicazione. L’ultima oggi in una lunga trasmissione radiofonica di Rai 3: “Tutta la città ne parla”. Poi, non manca giorno che non riceva link tratti da testate on line o blog, o da post pubblicati sui social network. Sembra una rincorsa alla diffamazione.
Tanto per rendervi conto delle parole che si leggono in giro, o che si ascoltano, vi riporto qualche virgolettato: “Il prezioso liquido, emblema della cucina mediterranea, sotto accusa”; e ancora: si legge di “massicci sequestri” e, in particolare, che l’olio extra vergine di oliva “in alcuni casi viene manipolato, miscelato e reimbottigliato in modo fraudolento”. Non finisce qui: si ascolta anche che si arriva a mescolare l’olio di palma con l’olio di oliva. Di tutto, di più, insomma. Fango su fango. Sono gli altri che sbagliano o forse siamo noi a sbagliare, e magari con le bende agli occhi non vediamo il marcio che c’è dietro al mondo dell’olio?
Ciò che non sorprende, invece, è che ad alimentare le insistite notizie infamanti non siano soggetti esterni all’agroalimentare. Sono persone che tutti conoscono, anche per nome, ben organizzate, e che scientemente credono che si possa valorizzare l’olio italiano solo cospargendo di fango il settore.
Così, in questi giorni coincidenti con l’olivagione, quando sono a parlare a gruppi di persone in tanti esprimono preoccupazione e disagio. Un tempo no, non era così, anche perché sotto sotto la gente non si fida della televisione o della carta stampata. Riconoscono che l’informazione è solo fumo negli occhi. Però, quando si insiste, gutta cavat lapidem, e, si sa poi come va a finire. Tutti ci credono, o comunque il dubbio sorge. Meglio l’olio di semi, piuttosto, dove peraltro a produrlo e commercializzarlo sono imprese molto serie, un ambito in cui non accade mai nulla. Per il resto, se leggete in etichetta “olio extra vergine di oliva”, l’invito è a stare in guardia, perché c’è molto olio contraffatto in giro. E’ questo, in estrema sintesi, il messagio che viene fatto circolare.
Gli operatori del settore? Tutti, o quasi, mascalzoni – a esclusione evidentemente di alcuni: i puri. E ora, cosa dire? A chi giova tutto questo sputtanamemto del settore, con ricadute peraltro indistinte su tutti?
Già, a chi giova? Io ho una profonda convinzione in merito. Chi da anni sta gettando discredito sull’olio da olive e sul settore avrà pure un proprio disegno in testa, è vero. Un disegno forse sì, ma la testa, quella, credetemi, proprio no. Chi ha preordinato questa pubblica diffamazione, più che uno stratega, per me è solo un miserabile idiota.
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