Nella vita può accaderti di tutto. Per esempio di ricevere in assaggio – con tanto amore, e sottolineo con tanto amore sincero – una bottiglia d’olio. E’ un produttore mio lettore che me la invia, e accolgo la bottiglia con gioia, come mio solito. C’è però qualcosa che non va. In etichetta c’è il timbro dell’azienda, quindi, scritta a mano, la data di raccolta delle olive: 28 novembre 2011. La data di molitura delle olive: 1 dicembre 2011. E, per finire, come è giusto che sia, la data di imbottigliamento: 3 novembre 2011. Ops! C’è qualcosa che non rispetta una logica conseguenziale. Come è possibile che si imbottigli l’olio prima della raccolta e molitura delle olive? E’ forse un olio che ha passato attraverso la macchina del tempo? Strani scherzi della disattenzione.
Speriamo che l’ingenuo produttore non lo venda così come me lo ha inviato.
Non compare nemmeno la dicitura merceologica “olio extra vergine di oliva” prevista dalla legge – e anche dal buon senso.
Comprendo la passione che ha mosso il produttore – ha inserito anche il nome della cultivar. Mi spiace tuttavia che oggi, anno 2012, possa verificarsi ancora una simile – imbarazzante, imperdonabile – situazione.
A volte non basta la sola passione. Ci vuole anche professionalità.
L’olio degustato non risponde ai canoni della cultivar, tendenzialmente amara e piccante. Peccato, mi spiace profondamente.
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