Olivo Matto

Un olio Igp Puglia fuori dal mercato

Luigi Caricato

Chiamiamola pure incapacità, senza tanti giri di parole.

Con ciò non si offendano tutti quelli che si sono impegnati in questi mesi a richiedere – nella speranza di ottenere – una attestazione di origine Igp per l’olio pugliese.

Teniamo presente che in Puglia vi sono cinque denominazioni di origine improduttive, inefficaci, fuori mercato, che stentano a imporsi, nonostante i grandi numeri della produzione potenziale, ma solo, appunto, potenziale.

La Puglia viaggia su numeri importanti, producendo tra il 40 e a volte il 60 per cento della produzione nazionale, ma non riesce ancora a imporsi sul mercato con un proprio marchio, con proprie bottiglie. La Puglia, a parte alcune felici eccezioni – che ci sono, per fortuna – non riesce ancora a creare valore, pur con tutto il bene prezioso che ha a disposizione. A parte i guadagni nella vendita di olive destinate ad altri territori, a parte le vendite d’olio sfuso, di fatto l’olio pugliese imbottigliato non domina la scena dei mercati. A parte le felici eccezioni, ma che sono poche.

Questo, insomma, va detto a chiare lettere, senza che insorga alcun equivoco. Il malcontento esiste, non nascondiamoci dietro un ottimismo di facciata. Chi lavora nel settore dell’olio sa bene che deve confrontarsi con grandi difficoltà, a parte il fenomeno xylella.

Molti non trovano una equa remunerazione, i conti molto spesso non tornano. Anche perché, se fosse vero il contrario, non ci sarebbe il fenomeno dell’abbandono delle coltivazioni. C’è chi ci crede e sa reggere le difficoltà, certo, ma sono felici eccezioni, non la consuettudine.

Ora, non capisco, a fronte del fallimento delle Dop, cosa passi per la testa in coloro che hanno pensato di creare l’olio Ig Puglia a parture da un disciplinare di produzione fallace, che non è pensato per affrontare le esigenze del mercato.

Qualcuno si illude che basti creare una Igp che funga da toccasana, e che basti dire Igp e tutto si può risolvere. Non è così. Se le Dop sono fallite, è perché non si sono realizzate a regola d’arte, sonos atte gestite peggio e non sono mai state finalizzate al mercato.

Lo stesso errore lo si sta commettendo con l’Igp nascente. Alcuni pensano che basti creare l’idea di un super olio e che basti per trarre profitto, ma chi ha redatto il disciplinare non ha la competenza professionale per realizzare uno strumento vincente sul mercato. Non basta dire polifenoli, quale parola magica che valga come l’Apriti Sesamo che tutto risolve.

Ci vuole altro per affrontare il mercato. Per esempio, occorre pensare a un olio che raccolga e racchiuda in sé tutte le anime espressive della Puglia, senza porre limiti di distanze, anche perché, se si impedisce di fatto l’assemblaggio in forma di blend di extra vergini dai profili sensoriali tra loro diversi, il mercato lo si perde di vista e non si raggiunge l’obiettivo.

L’amaro e il piccante della Coratina, per quanto possa piacere ad alcuni palati educati a tale potenza gustativa e tattile, non è però gradito dal consumatore. Occorre dare la possibilità a chi imbottigli un Igp Puglia, di avere a disposizione tutta la produzione, dal Gargano al Salento.

Non si tratta di abbassare il livello di qualità, ma di segmentarlo in base alle richieste del mercato, adattandosi di volta in volta alle varie esigenze. D’altra parte, per essere espliciti, se in alcune regioni a partire dagli oli pugliesi riescono a ottenere dei blend eccellenti, perché allora non farlo in casa propria, con le risorse di tutto il territorio?

Questa storia di affidare sempre alle organizzazioni agricole le sorti dell’economia di un territorio, è come sbattere violentemente la testa contro il muro con la dichiarata volontà di farsi del male.

I disciplinari di produzione devono essere fatti da professionisti che conoscano il prodotto olio, certo, ma con la accortezza di non escludere nella realizzazione di uno strumento operativo tanto prezioso come l’Igp, chi sta realmente e concretamente sul mercato e conosce le dinamiche commerciali.

Insomma, sembra che dopo il fallimento delle Dop pugliesi dell’olio, si voglia ad ogni costo ottenere una Igp ontologicamente fallimentare già prima ancora del nastro di partenza.

Non contenti dei disastri del passato, si vuole testardamente proseguire nella logica distruttrice del farsi continuamente del male. Io, da nativo pugliese, sono desolato da tanta cocciutaggine.

Di fronte a una debordante tracotanza, da parte di chi pensa solo di gestire un potere e decidere per gli altri e per il territorio, nessuno dovrà poi più lamentarsi, finché si continuano ad accettare tutte le decisioni supinamente.

Per ottenere successo, occorre finalizzare gli strumenti operativi di cui si dispone cercando di pensarli espressamente in un’ottica di mercato, e non invece con l’idea infausta che basti dire “polifenoli, polifenoli” e tutto si risolve come per magia.

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