Visto che l’attuale declino economico e sociale del Paese è frutto del disfacimento del popolo, cresciuto nell’ignoranza e nel pregiudizio, occorre partire proprio dal risanamento e dal recupero del popolo. Situazione a prima vista impossibile, perché richiede decenni di insuccessi e continui tentativi fallimentari. Eppure l’attuale situazione – che è la fotografia di una comunità disintegrata – è da addebitare unicamente e solo a un popolo incapace di essere tale.
Ci si è scagliati contro i rappresentanti della prima e seconda Repubblica ma la situazione attuale in cui vince la mediocrità assoluta è in realtà proprio il frutto del declino sociale di una moltitudine di cittadini che non sanno più essere popolo e si dimostrano per questo incapaci di eleggere i propri rappresentanti istituzionali, perché, per comodità e paura, scelgono sempre il peggio, qualcuno che sia a un livello più basso del loro o dei loro pari grado.
Non ci sono cittadini in grado di discernere le menti migliori e le persone più qualificate, le più serie e coerenti, ma optano per il peggio fino a credere ad affabulatori che raccontano storie facili da accogliere, come “la democrazia è ormai superata” e i rappresentanti istituzionali vanno scelti a caso, sorteggiandoli, perché tanto uno equivale a uno, il genio e l’imbecille si equivalgono; e così succede che qualche irresponsabile – nonostante occupi un ruolo delicato preposto all’ordine pubblico – inciti invece all’odio, tanto da essere creduto per davvero, dando luogo a situazioni imprevedibili in cui alcuni sparano a caso e senza alcun motivo al diverso, che sia migrante, rom o omosessuale poco importa, purché sia diverso, e poi accade anche che l’odio in genere alimenti altro odio e così esplodono le tensioni più incontrollabili e le rivolte, generando guerre intestine, interne alle famiglie e a ogni comunità e in seguito a conflitti tra tutti, indistintamente.
In questo inedito quadro che si è andato delineando, un “corso di recupero” sembrerebbe a prima vista una idea ridicola, perché impossibile da realizzare (e da parte di chi?) e perché in ogni caso lederebbe la dignità individuale, e invece è proprio ciò che i pedagogisti chiamano “educazione permanente”. Il cittadino italiano in tutti questi anni è stato abbandonato a se stesso e senza stimoli culturali adeguati ha perso il riferimento ai valori essenziali e ignorato la cultura del rispetto dell’altro e di se stesso, e così, come cittadino, ha espresso sempre il peggio di sé e non ha mai cercato figure di grande rilievo, dotate di buon senso e di grandi capacità intellettuali, in grado di amministrare la comunità (le comunità) e il Paese.
Io l’ho sempre sostenuto: le ragioni del declino attuale non sono da addebitare alla cosiddetta “casta” ma al cittadino che non ha mai saputo, né tanto meno voluto, volere e pretendere il meglio di sé e per sé, il meglio degli altri e per gli altri e per il Paese tutto, ma ha scelto la via facile e più percorribile perché già solcata da tutti, che è poi la via della mediocrità, il profilo più basso possibile; così, anziché curarsi di quella che a scuola veniva chiamata “educazione civica” – e non so se esista ancora tale materia – il cittadino che si è ripiegato su se stesso si preoccupa unicamente del proprio sé, in maniera distorta ed egoistica, rinunciando a essere, prima ancora che popolo, comunità, persona tra persone diverse tra loro unite da un sentimento e da una visione comune.
Oggi abbiamo dato vita solo al peggio di ciascun cittadino e a vincere è unicamente la mediocrità, ma è necessario intraprendere al più presto una inversione a U, che sia il più rapida possibile se davvero abbiamo desiderio di rinascere come popolo italiano senza assistere impotenti al declino ormai iniziato da decenni.
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