Olivo Matto

Xylella, tanto folclore

Luigi Caricato

Xylella, tanto folclore

Cosa volete che sia mai una sanzione pecuniaria che parte da un minimo di 9 milioni di euro per le inefficienze dell’Italia nell’affrontare la Xylella fastidiosa che ha colpito gli olivi? D’altra parte saranno i cittadini a versare tale cifra, attraverso le tasse. Oltretutto, vi è pure una penalità di mora che va da 22 mila a 700 mila euro per ciascun giorno di ritardo nel pagamento. La lettera di messa in mora da parte dell’Unione europea è la seconda, in sette mesi, che l’Italia ha ricevuto. Così, tanto per evidenziare lo stato della realtà, qualora fosse passata inosservata tale commedia. Di conseguenza, in questo teatro dell’assurdo che è il nostro Paese, da una parte abbiamo avuto i presunti difensori dell’ambiente, che si sono opposti con fermezza e con tante iniziative folcloristiche, come il legarsi agli alberi e il piangere contriti per la disperazione; dall’altra abbiamo avuto la magistratura, che come è ormai abitudine, preferisce andare contro la scienza e abbracciare invece le sollecitazioni dell’emotività, abbandonando così ogni minimo atto di buon senso. Il sequestro degli olivi da parte della Procura di Lecce, per il tramite del suo capo Cataldo Motta, ha in sé del comico e insieme del tragico. Risultato: la Xylella avanza, rischia di estendersi in altri territori (dicono che abbia già raggiunto il barese, ma non lo si ammette ancora ufficialmente) e ora tocca anche a noi pagare per aver assistito in questi mesi allo show di un paese ostile all’agricoltura e alla scienza. Non si è accettato il sacrificio di qualche centinaio di alberi, preferendo invece correre il rischio, oggi sempre più concreto, di assistere alla morte non di alcuni esemplari, ma di tutti gli alberi secolari di olivo – e magari con la soddisfazione di far pagare a caro prezzo a tutti gli italiani tale inefficienza, facendo versare allo Stato una sostanziosa sanzione, solo per essere stati pessimi gestori di una emergenza, seppure rimanendo comunque con la coscienza a posto, quella di chi si sente nel giusto, per aver difeso l’indifendibile. L’Italia, in fondo, piaccia o meno, è soprattutto folclore, nient’altro che folclore.

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