Saperi

Abitare la terra

Coltivarla e farla rifiorire, è questo il primo pensiero sorto alla lettura del libro Educarci all'agricoltura sociale di Alfonso Pascale. “Far fiorire“ indica lo scopo finale del lavoro umano. La terra è un immenso giardino che Dio ha affidato alle cure dell’uomo perché egli lo coltivi e lo custodisca. Il libro mette in evidenza il valore dell’agricoltura sociale non in una forma nostalgica, ma come una nuova modalità di costruire un’impresa e di ridare bellezza al creato

Vito Angiuli

Abitare la terra

Riporto di seguito la prefazione di Mons. Vito Angiuli, Vescovo di Ugento – S. Maria di Leuca al mio libro Educarci all’agricoltura sociale. Prove di terziario civile innovativo, edito dalla Rete Fattorie Sociali e dal GAL Capo di Leuca.

EDUCARCI ALL’AGRICOLTURA SOCIALE

Abitare la terra, coltivarla e farla rifiorire. È, questo, il pensiero che è sorto spontaneamente nella mia mente mentre leggevo questo libro di Alfonso Pascale. “Abitare” vuol dire stare a stretto contatto con il proprio territorio, amando il proprio ambiente di vita. “Coltivare”, in ebraico abad, letteralmente significa “servire”. “Far fiorire“ indica lo scopo finale del lavoro umano. La terra è un immenso giardino che Dio ha affidato alle cure dell’uomo perché egli lo coltivi e lo custodisca (cfr. Gn2,15). Ricevuto in dono il giardino, l’uomo è chiamato a farne quasi una sua “seconda natura”. Il rapporto dell’uomo con la terra è un’esperienza che rimanda al suo radicamento nelle dinamiche della vita naturale. Ritornare alla terra: è l’imperativo che deve guidare il nostro tempo. La terra ha bisogno di una nuova primavera.

A tal proposito, desidero richiamare una episodio della vita del grande pittore olandese Vincent Van Gogh. Il 31 gennaio del 1890, nasce il primo figlio di suo fratello Theo. I genitori decidono di chiamarlo come il pittore, Vincent Willem. Lusingato da quella scelta, Van Gogh dipinge e regala al bambino un suo quadro. In una lettera alla madre scrive: «Ho iniziato subito una tela per il figlio di Theo, da appendere nella loro camera da letto, una tela azzurro cielo sulla quale si stagliano grandi rami di fiori di mandorlo bianchi» (Lettera 627, St. Rémy, 20 febbraio 1890).

Il pittore non poteva scegliere un soggetto migliore per un bambino appena nato. I fiori del mandorlo sbocciano per primi quando l’inverno non è ancora finito e appaiono come un segno di rinascita e di speranza. Van Gogh rappresenta il cielo di un azzurro turchese molto acceso; i fiori bianchi, stesi in spesse pennellate, sono eseguiti con grande cura, uno a uno, e ravvivati da un tocco di rosso; il contorno dei rami è segnato da linee marcate verdi e marrone. Ogni senso dello spazio è annullato, la forma è creata solo attraverso il colore.

La tela viene appesa sopra il letto del bambino e la cognata comunica al pittore che «al bambino piace guardare i quadri dello zio Vincent e sembra affascinato dal ramo di mandorlo in fiore, appeso sopra il suo lettino». Da parte sua, Van Gogh è contento dell’opera realizzata. Alla madre, scrive: «Il ramo di mandorlo è, forse, il dipinto migliore che ho fatto, quello a cui ho lavorato con più pazienza e con più calma».

Bellezza dei colori, gioia dell’anima, pazienza nel compiere l’opera d’arte sono i sentimenti e i valori evidenziati da questo episodio. Gli stessi che gli uomini dovrebbero provare quando si dedicano al lavoro immersi nella natura. Lavorare la terra è una missione, una vocazione attraverso la quale si conservano le risorse, si compie una giustizia sociale e si contribuisce ad una vera promozione umana.

La presente pubblicazione dedicata all’agricoltura sociale s’inserisce tra le iniziative previste dal protocollo d’intesa sottoscritto dal GAL Capo S. Maria di Leuca con la Diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca per promuovere e valorizzare il patrimonio di risorse umane, culturali, paesaggistiche, storiche e religiose presenti sul nostro territorio.
La terra salentina da sempre considerata quasi un confine, un limes (da qui la denominazione de finibus terrae), ora sente il brivido di poter diventare ponte e avverte la chiamata a vivere la sua bellezza come volto rivolto al Mediterraneo, per additare a tutti coloro che percorrono le sue strade una forma di vita meravigliosa, fatta di incontri, di comunione, di fraternità.

Questo opuscolo vuole essere uno strumento utile per accompagnare gli agricoltori e gli operatori sociali nel progettare iniziative imprenditoriali che coniughino attività agricola e servizi alle persone e alle comunità. Tali iniziative dovranno configurarsi come progetti sostenibili dal punto di vista sociale, economico e ambientale, capaci cioè di costruire un più equilibrato rapporto tra uomo e natura e di progettare un lavoro non più degradante ma di effettivo sviluppo umano per le nuove generazioni.

L’agricoltura sociale costituisce un’opportunità importante per tutti, soprattutto per i giovani del Basso Salento, perché può contribuire ad interrompere il flusso migratorio verso il Centro-Nord e l’estero e bloccare il generale depauperamento di professionalità e competenze, soprattutto nei campi dell’istruzione e dello sviluppo sociale ed economico.
Si tratta di dar vita a nuovi modelli di welfare comunitario che, mettendo insieme imprenditorialità civile, senso di responsabilità verso le risorse ambientali e reti di solidarietà, possono creare beni relazionali, fiducia e forza morale nelle popolazioni locali, ridurre le nuove e le antiche povertà e migliorare la qualità della vita delle persone, guardando alla bellezza e non solo al gusto e a ciò che piace, al dono e non solo all’utile e a ciò che conviene, alla giustizia e non solo all’opportunità e a ciò che interessa.

Progettare iniziative di agricoltura sociale significa, infine, svolgere un’azione educativa volta ad amare il territorio e l’ambiente di vita per far risplendere la sua conformazione di “giardino” e di terra accogliente, reinventando in forme nuove l’”antica cultura di popolo”, le tradizioni solidaristiche delle comunità locali e la gioia di vivere della gente salentina.

Il libro mette in evidenza il valore dell’agricoltura sociale non in una forma nostalgica, ma come una nuova modalità di costruire un’impresa e di ridare bellezza al creato. Scorrendo le sue pagine, ho ricordato le parole di San Simone il Nuovo Teologo: «Fin dal principio, Dio ha dato all’uomo il mondo intero come un paradiso. Adamo è stato plasmato avendo un corpo incorruttibile, già materiale e non del tutto spirituale, ed è stato posto da Dio Creatore, come un re mortale, in un modo incorruttibile, dunque non solamente nel paradiso, bensì in tutto il mondo sotto il cielo». Ritornando alla terra, l’uomo ricupererà la sua originaria vocazione di coltivatore e custode del creato, potrà dare lode a Dio, esaltare la bellezza del creato e godere con gioia dei suoi frutti.

LEGGI IL LIBRO “EDUCARCI ALL’AGRICOLTURA SOCIALE”

In apertura: Guido da Graziano, Adamo ed Eva al lavoro, dal Tractatus de Creatione Mundi, Biblioteca Comunale degli Intronati, Siena

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