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Anima e pensiero. Sintesi quantica dell’uomo?

Dialogo fra Scienza e Filosofia. Se la fisica classica rappresenta il misurabile, la fisica quantistica rappresenta l’immisurabile classico. Ma cosa vuole dire misurabile e non misurabile rispetto all’anima e al pensiero? Le neuroscienze ci hanno dotato di elementi per comprendere sia la complessità topografica sia strutturale, biochimica e fisiologica delle funzioni cerebrali limitatamente all’esplicazione della sfera dei comportamenti semplici e complessi che caratterizzano il visibile dell’uomo

Massimo Cocchi

Anima e pensiero. Sintesi quantica dell’uomo?

Faccio ancora fatica a comprendere come sono arrivato all’interno di un gruppo di famosi scienziati che si occupa di “quantistica” dai diversi punti di vista, dalla fisica, dalla matematica, dalla chimica, dalla medicina, dalla filosofia ecc.

Ci sono arrivato, forse, perché, un giorno, imprevedibilmente, con una funzione magicamente realizzata dall’amico e matematico Lucio Tonello e magistralmente interpretata dall’amico e filosofo Fabio Gabrielli, ho classificato il più impenetrabile dei momenti dell’uomo: la “depressione”.

Ecco, forse qui è stato il mio errore fatale, quello che mi ha spinto, con enormi difficoltà, a confrontarmi con amici molto più illustri e famosi dei me sul tema quantistico, del quale riesco a malapena a comprendere la definizione.

Se la fisica classica rappresenta il misurabile, la fisica quantistica rappresenta l’immisurabile classico. Ma cosa vuole dire misurabile e non misurabile rispetto all’anima e al pensiero?

Io sono un forte assertore delle dinamiche biomolecolari dell’organismo animale, ritengo, e qualche prova l’abbiamo messa assieme con gli amici dell’Istituto Atomico di Vienna, che il conosciuto della bio molecolarità cellulare fino all’uscita dai canali ionici, sia l’incipit dei cosiddetti fenomeni non misurabili.

Non misurabili perché ancora non li conosciamo e non sappiamo, ad oggi, se sarà mai possibile individuarli, disegnare la mappa dei percorsi molecolari di segnale che si intrecceranno in miriadi di connessioni, la complessità del fenomeno neuro-trasmettitoriale.

Certamente, vanno usati gli strumenti adeguati per affrontare e capire la complessità, tuttavia, sono anche convinto che, un attimo prima della complessità fenomenologica, ci sia un incipit assolutamente semplice e banale, si tratta di intuirlo e capirlo.

Certo, con la parola “Quantum” si è liberata la fantasia di famosi fisici e matematici che con complicate equazioni hanno cercato di dimostrare ciò che non è percepibile: ma se lo dimostri, non diventa percepibile e misurabile? Possiamo pensare veramente che la fisica quantistica, senza quella classica, spiegherà le dinamiche dell’universo?

Certamente, ho fatto una serie di osservazioni banali, che i miei amici, esperti di fisica quantistica, riterrebbero un’eresia scientifica, pur tuttavia, noi abbiamo fotografato la lunga ombra sull’anima, il male oscuro che tanto ha esaltato le ipotesi psichiatriche, che tante parole ha visto spendere in tentativi di spiegare l’origine di questa ombra.

Quando nella relazione fra tre numeri si individuano le caratteristiche patologiche del cervello, nell’accezione di mente e di comportamento, si ha la sensazione di potere misurare il fenomeno ma il pensiero corre al concetto di anima, di coscienza, e lì nasce spontaneo il momento della riflessione.

Saranno anima e pensiero mai spiegati con la ragione?

Sapremo mai dove germoglia l’anima e con essa le sue espressioni e dove nasce il pensiero, e con esso le sue espressioni?

Che siano loro la sintesi quantica dell’essenza dell’animale uomo?

Senza anima e senza pensiero, l’animale uomo non costruirebbe né il bene né il male, non si realizzerebbe nel groviglio della biochimica e della fisica quantistica.

Le neuroscienze ci hanno dotato di elementi per comprendere sia la complessità topografica sia strutturale, biochimica e fisiologica delle funzioni cerebrali limitatamente all’esplicazione della sfera dei comportamenti semplici e complessi che caratterizzano il visibile dell’uomo.

…Due punti rimangono oscuri nel processo conoscitivo del cervello umano:

a) Quale sia la potenzialità cerebrale residua (dopo quella nota) e quali implicazioni potrebbe avere sulla sommatoria degli eventi che caratterizzano l’organismo umano oggi conosciuto.

b) Il complesso degli eventi (trasferimento degli stimoli, relazione delle risposte, adattamento all’ambiente) che si traducono nella sfera dei sentimenti attraverso una linea di confine ancora inesplorata.

Non sappiamo, in definitiva, se quel concetto di materia così complicata che sta sotto la mente, quell’affascinante complesso di sostanze e di reazioni biochimiche che rappresenta la regia del cervello noto sia, nelle interazioni bio-metaboliche e nella sua dinamica di disposizione e di stato, la condizione che determina la mente, oppure se vi siano due menti, una che gestisce un’elaborazione superiore dei messaggi coordinati dal cervello e una che si esprime come sentimento puro (nella sfera dell’imponderabile, di cui non conosciamo ancora le connessioni con la materia sottostante). Quanto è imbarazzante pronunciare le parole anima e pensiero senza sapere esattamente dove nascono e cosa sono…

(Fabio Gabrielli & Massimo Cocchi. Anima, cervello, mente tra antropologia e biologia: acquisizioni storiche e questioni aperte Antropologia della salute – Numero 1)

Ricordo che Sir John Eccles, lo scopritore della trasmissione neuro-chimica e neuro-elettrica, sentì impellente la necessità di ricorrere alle riflessioni di Karl Popper, certo, egli aveva scoperto come navigava l’informazione nei meandri del cervello ma non ne poteva definire il percorso fino all’espressione “anima e pensiero”, e ciò lo turbava profondamente.

…Non dobbiamo asserire dogmaticamente che l’evoluzione biologica nella sua forma è la verità ultima. Dobbiamo piuttosto credere che essa è la vicenda principale, e che in qualche modo misterioso esiste una guida nella catena di contingenze che ha portato fino a noi…

(da: J. Eccles, Il mistero uomo)

La filosofia è un po’ come la nostra anima e il nostro pensiero, essa si coltiva in cervelli che non vogliono trovare le vie biochimiche dell’anima e del pensiero, ma, in una rinuncia alla discussione del misurabile e del non misurabile, cercano di interpretarne il senso alla luce dell’azione umana.

Da qui, dopo questo discutibile incipit, sono costretto a lasciare la parola a Fabio Gabrielli perché mi deve confortare sulla mia ignoranza fisico-matematica dandomi l’illusione che verrà un tempo, in cui, forse, potrò capire il percorso molecolare dell’anima e del pensiero, per ora ho bisogno di conforto di fronte all’incapacità di capire l’animale uomo.

Anima, caro Massimo, è una luminosa parola latina a indicare il soffio, lo spirito, il principio vitale; animus rinvia allo spirito pensante.

Il greco psyché, a sua volta, indica l’anima, il soffio vitale, il respiro. Eraclito dice che il logos dell’anima (la sua misura) è troppo profondo per poterlo cogliere.

Anima, dunque, rimanda al nucleo profondo del nostro essere, alla nostra intimità mai pienamente misurabile, riconducibile a calcolo. Per Socrate, e la sua tradizione, è la sede delle qualità intellettive e morali dell’uomo (la coscienza)

Anima è un costrutto culturale assai raffinato, con una portata trasversale alle diverse epoche storiche, su cui la filosofia, l’arte, la letteratura hanno esercitato uno sguardo privilegiato, con particolare riferimento al rapporto tra anima e corpo.

In questo senso, la scienza cognitiva e le neuroscienze ci offrono rilevanti posizioni teoretiche, ipotesi promettenti, costrutti teorici fecondi proprio sul tema cruciale del rapporto tra mente (anima) e corpo.

Per esempio, John R. Searle ritiene che la coscienza sia il tratto distintivo della nostra vita mentale: in questo senso, è caratterizzata da intenzionalità, cioè capacita di riferirsi ad altro da sé. Non solo, la coscienza è una proprietà biologica emergente del cervello, per cui indica una relazione sistemica, cioè qualitativa tra le parti, non riconducibile ai suoi costituenti materiali basici.

Daniel C. Dennett, invece, sostiene un funzionalismo riduzionistico, per cui la mente non costituisce un livello d’essere autonomo o privilegiato. Da un punto di vita neurofisiologico, non ci sono stati mentali, bensì architetture, configurazioni neuronali, modelli di messa in moto corticale privi di intenzionalità.

Da ultimo, vorrei ricordare, brevemente, la teoria dell’”embodiment”, di corporeità dei concetti, se mi si passa la brutale sintesi, ripresa anche da alcune interessantissime teorie sull’identità personale e sull’autocoscienza. In pratica, l’esperienza che facciamo di noi stessi è plasmata dal nostro senso di autoconsapevolezza corporea.

Basti, come semplice cenno, fare riferimento al primato dello schema corporeo di Vittorio Gallese o al fondamentale ruolo del corpo nelle dinamiche operative (nell’agire) e nella genesi delle emozioni di Antonio Damasio.

Detto questo, l’anima come costrutto culturale mantiene tutta la sua pregnanza spirituale e il suo straordinario fascino antropologico.

Cervello e mente ripresentano leterna diatriba fra materia e pensiero che, secondo i casi, diventano entità distinte o compenetrate. Forse che cervello e mente, cioè cervello nel cervello, sono da intendere come complessi strutturali distinti, connessi da una rete neuronale superiore, ancora ignota, non ancora filogeneticamente matura, con un controllo non ancora perfetto? Domande, per ora, senza risposta, che necessitano di ulteriori ricerche, di specifici approfondimenti analitici, di nuove, articolate ipotesi. Il viaggio intorno all’uomo continua…

(Fabio Gabrielli & Massimo Cocchi. Anima, cervello, mente tra antropologia e biologia: acquisizioni storiche e questioni aperte Antropologia della salute – Numero 1)

Il dipinto di apertura è di René Magritte, Decalcomanie (particolare)

È di prossima pubblicazione – per le edizioni Olio Officina, a firma Massimo Cocchi e Fabio Gabrielli – il volume Breve dialogo fra la natura e l’uomo. Tra filosofia e scienza. Gli interessati possono farne richiesta scrivendo a posta@olioofficina.com

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