Saperi

È arrivato Sem

Narrazioni. Mi muovevo in direzione di un paese a una trentina di chilometri da casa, collegato da una sorta di lunga superstrada che chiamano "trasversale di pianura" perché attraversa campi che si susseguono in una lunga teoria di colture agricole. Man mano che procedevo il tempo sembrava aggiustarsi e il sole cercava di rompere l’ombra delle nubi sforzandosi di sorridere. Giunto a destinazione, entro e mi trovo davanti lui, Sem

Massimo Cocchi

È arrivato Sem

Oggi è stata una strana giornata, è cominciata sotto la pioggia battente che ha accompagnato il mio andare verso la casa di Carlotta, mia figlia, e Paolo, suo marito.

Vivono in un paese a una trentina di chilometri da casa mia, praticamente collegato da una lunga sorta di superstrada, trasversale di pianura la chiamano, perché attraversa campi che si susseguono in una lunga teoria di colture agricole, segno della laboriosa vocazione di questo pezzo di terra emiliana.

Perché strana questa giornata, perché mentre la macchina mangiava allegramente quei chilometri, non c’era nessuno e, allora, mi è sovvenuto che, forse, stavo rompendo le opinabili regole che questo tempo terribile ci impone e, comunque, mi compiacevo che non c’era nessun controllo, dimostrando il buon senso delle forze dell’ordine che hanno, penso, capito, che più di tanto la corda non si può tirare, basterebbe la consapevole auto-coscienza di ciascuno di noi per evitare questo diabolico virus che, purtroppo, ha cambiato la vita di tante persone portando con sé la negazione dei rapporti d’amicizia, di affetto, d’amore. Un buio che è calato improvviso, laddove, forse, l’uomo non ha tenuto realisticamente in conto se la pandemia dell’angoscia sarà meno devastante sulle coscienze.

Così, comunque, sempre non è.

Man mano che procedevo, il tempo sembrava aggiustarsi e il sole cercava di rompere l’ombra delle nubi sforzandosi di sorridere, già lui ci guarda ignaro e, forse, non capisce più perché c’è così poca gente in giro a goderselo.

Giunto a destinazione, entro in giardino, in casa e mi trovo davanti un peluche incredibile.

È arrivato Sem, una palla di pelo che tenta subito di mordicchiarmi la mano quando cerco di affondarla in quel soffice e folto pelo.

Mi giro e un altro sole mi appare, il viso illuminato di mia figlia che specchia la sua felicità dentro e lì capisco sempre più che la felicità che viene dopo il dolore è proprio come il sole che sbuca dalle nubi “l’anime a rallegrar”.

Ma capisco anche un’altra cosa, che, forse, quello che sua madre e io avevamo seminato era stato colto, la semplicità, nel segno di essere appagati dalle piccole cose, quel piccolo Sem, in quel momento ne era la prova reale.

Gioie e dolori sono la colonna sonora portante della vita e, quando il mio sguardo incrocia quello di mia figlia, è come se stessimo leggendo il lungo passato di gioie e dolori, che come per tanti ha cadenzato il trascorrere del nostro tempo. Mai lusingati da ipocriti comportamenti a nascondere i percorsi grevi della vita, ma nel silenzio, consapevoli di non dimenticare e di ricominciare ogni volta a testa alta, perché no, ad essere di nuovo felici senza dimenticare.

Sem in quel momento ha avuto questo significato, si potrebbe dire banalmente, in fondo è un piccolo animaletto che, però, ha trovato casa e quando in mezzo ai presenti, tutti rigorosamente di famiglia, si accucciava nel grembo di mia figlia ho capito che quel piccolo animaletto aveva già compreso dove stava l’amore, cosa che non tutti, e mi ci metto anch’io, non sempre siamo in grado di cogliere.

Già, io sono stato un campione del mondo nel non capire dove stava e sta l’amore, calpestandolo spesso con l’ambizione della mia ossessione scientifica, ma in quel momento mi sono riapparse le parole di un prete amico che in una particolare circostanza disse: “quando uno di noi lascia i suoi cari è segno che ha portato a termine il tempo del suo fare e essere utile, ha compiuto quello che doveva fare”.

Certo questa frase è opinabile, almeno noi non possiamo sapere se il momento della morte coincida esattamente con la fine dello svolgimento dei nostri compiti, ma in quel momento mi piaceva pensare che, forse, avevo ancora qualcosa da fare, catturare la gioia di mia figlia.

Ecco che Sem era arrivato a surrogare il desiderio di felicità, forse qualche volta offuscato da altre vicende, nella mente di mia figlia, era arrivato, appunto, come quel timido e inconsapevole raggio che cambia il pensiero dalle nuvole offuscanti al sereno più limpido.

Ho trascorso quelle due ore senza pensare, cosa che non capita spesso, poi la strada del ritorno, ilsole, la luce, e sentivo, di nuovo, l’avvicinarsi della solitudine che, forse, aspetta anche lei l’arrivo di Sem.

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