Saperi

Ars imago mundi

L’effetto Steinbeck nella personale di Oleg Supereco a Noto. Dal 10 maggio al 14 settembre. Il visitatore entra in una dimensione d’altri tempi, ma di cui in tanti avvertono la mancanza, in questa fase di assoluto relativismo

Felice Modica

Ars imago mundi

C’è un bel passo del vecchio John Steinbeck di “Viaggio con Charley” (il viaggio in compagnia del cane barbone, attraverso un’America con cui sentiva di aver perduto i contatti: quindici mila km per riallacciare i fili della memoria, che gli valsero il Nobel per la letteratura, mentre il critico italiano Emilio Cecchi lo stroncava accusandolo di avere avuto “un arresto di sviluppo”…), in cui lo scrittore descrive “il sermone di fuoco e zolfo” di un pastore del Vermont. Questo lo fa riconciliare con il mondo, perché rimette a posto le cose. Il Diavolo è il Diavolo e ha la sua dignità di Diavolo. Dio è Dio. Il Bene e il Male ci sono e sono separati. Come il Brutto e il Bello, categorie che oggi tendono a scomparire…

Beh, se volete provare una sensazione simile a quella che provò Steinbeck nel Vermont (ammesso che abbiate la sfortuna di possedere una sensibilità da artista…), venite a Noto, perché, dal 10 di maggio al 14 settembre, nel restaurato “convitto Ragusa”, è in corso la personale di pittura “Ars imago mundi”, del Maestro Oleg Supereco.

Si trattadell’autore degli affreschi della cupola e dei pennacchi della basilica cattedrale, ricostruita dopo il crollo del 1966. La mostra espone oltre cento tele: i momenti più significativi della carriera di questo pittore nato a Mosca nel ’74, ma che ha scelto il Veneto e la Sicilia come nuove patrie d’adozione. Tra arte sacra, ritratti a olio e paesaggi, vi si trova la sintesi di un percorso umano e professionale che tocca il suo vertice nel lavoro della cupola di Noto. Cupole affrescate come questa non ve ne sono neanche a Roma; solo nella Parma del grande Correggio si può trovare di meglio.

Contestualmente alla mostra è stato presentato il volume Oleg Supereco per la Cattedrale di Noto (edito dal Real circolo Francesco II di Borbone), che illustra tutto l’intero progetto, solo parzialmente realizzato, di affrescare la basilica di Noto. Ed ecco “l’effetto Steinbeck”: il visitatore entra in una dimensione d’altri tempi, ma di cui in fondo in tanti avvertiamo la mancanza, in questa fase di “assoluto relativismo”. Tra le mura del Convitto Ragusa, arredate con intelligenza dall’architetto Cannata, emerge prepotente una Chiesa che abbiamo dimenticato, ma non per questo inattuale, che trasuda dolente e tremenda umanità.

E’ la Chiesa delle origini, fatta di uomini di carne e di sangue, figure michelangiolesche dalla schiacciante potenza espressiva. Come un Maestro rinascimentale, il giovane russo è tra i pochi al mondo ad adottare le antiche tecniche di preparazione dei colori, affrescando così come si faceva nel Cinquecento: sull’intonaco appena preparato (massimo tre ore disponibili) e senza far ricorso alla tempera. E anche chi, come noi, si nutra abitualmente di dubbi, troverà temporaneo conforto tra le certezze potentemente rappresentate da queste immagini.

La foto di apertura – ritraente la cupola della Cattedrale di Noto, opera dell’artista Oleg Supereco – è tratta da Wikipedia.

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