Saperi

C’è bisogno di più agricoltura

Tra gli scaffali. Ma anche di buona agricoltura, è il caso di aggiungere. Con il volume Capra & Cavoli, il giornalista Franco Poggianti traccia il fotogramma dettagliato di uno scenario molto complesso, con lati oscuri e nel contempo straordinarie potenzialità

Enzo Lo Scalzo

C’è bisogno di più agricoltura

Devo a Giorgio Barbesti, amico cremasco di Agorà Ambrosiana, l’invito a leggere il volume Capra & Cavoli, di Franco Poggianti, edito da Agra, 285 pagine fitte, stampate in corpo piccolo, pagine ormai segnalate con orecchietta che tende ad aumentarne macroscopicamente lo spessore. Passare in rassegna ogni richiamo all’attenzione, sarebbe una riflessione da sviluppare in uno spazio sempre più ampio, con la sintesi di ogni fotogramma dettagliato di uno scenario che copre lo stato dell’arte dell’agricoltura e della zootecnia nell’Italia di oggi.

Basta scorrere l’indice per una intelligente consultazione che ne aiuta il percorso, utile per cogliere ogni minimo dettaglio. Un libro completo ed esaustivo, suddiviso in diciotto capitoli, dagli agricoltori che diventano invisibili al tentativo di salvare capra e cavoli, passando attraverso i punti chiave dell’agricoltura: qualità e internazionalizzazione, rivoluzione meccanica e chimica, ma anche il lavoro vero e il lavoro nero, la politica agricola, la Pac, il Mipaaf, le Regioni, l’agromafia, l’agricoltura biologica: Una marcia trionfale e una storia d’amore, con uno sguardo sulla salute dei vini d’Italia, l’olio che diventa l’oro del Mediterraneo e un percorso in lungo e in largo nei meandri della filiera, quasi una sorta di via crucis.

La bibliografia è essenziale, con indice dei nomi, da Adamo (abate di Pietranico) a Francesca Zubbani (una storia d’amore). Era mia intenzione segnalarne le eccellenti doti della forma e della sintetica descrizione ricca di tanti riferimenti. Solo che tra tutti i temi sapientemente affrontati, io avrei proposto di aggiungerne soltanto uno. Uno, e mi ripeto fino alla noia: l’osservazione satellitare, oggi coordinabile anche on-the-spot, dalla ISS, in J.E.L. con ESA e delle associazioni di ogni Paese.

Nei testi il primo link che ho sul desk è il seguente: Qui. Un link in cui si trova un buon assaggio dell’immensa torta d’informazioni. Non dimentico inoltre di segnalare il centro di ascolto e servizio di Frascati Esrin (Qui) e il programma di osservazione spaziale (Qui).

Luigi Caricato che ospita questa mia riflessione su Olio Officina Magazine, sa di questa mia debolezza. Forse, l’autore, un giornalista, sarà felice di questo apporto che nella decina di anni di militanza in ASA (associazione stampa agroalimentare) ho cercato di comunicare.

L’apprezzamento all’opera pubblicata è indiscutibile, tanto da proporre all’autore, a La Provincia e Cremona Fiere (che svolge un ruolo encomiabile di protagonismo nazionale) di allargarne l’edizione anche informatica dell’intero testo, che diventa un’antologia di informazioni aggiornabili ogni anno, molto completa e di primaria comunicazione, oltre che di piacevole ed emotiva lettura, per qualsiasi sviluppo di approfondimento sui temi…

Citando Mario Campli, che ne ha assistito il percorso dell’elaborazione, l’autore di Capra&Cavoli chiarisce “…fin d’ora (che) un “approccio settoriale non ha più nessun senso perché non c’è più ‘una questione agricola’, ma ci sono, ad un tempo, una ‘questione alimentare’, una ‘questione energetica’, una ‘questione climatica’, una ‘questione ambientale’; in ognuna di esse trova posto il produrre e l’intraprendere in agricoltura”.

L’autore convince il lettore su “quali riflessi sulla produzione agricola complessiva del pianeta” si potranno avere… “C’è bisogno di più agricoltura e di buona agricoltura… Ma i produttori agricoli non possono essere lasciati soli: da soli non ce la faranno mai… C’è bisogno che la politica mondiale faccia quello che deve fare la buona politica: togliere l’agricoltura dalle riserve, da quell’area di marginalità nella quale un malinteso senso della modernità, un’idea distorta dello sviluppo, l’hanno relegata per tanto tempo e rimetterla finalmente al centro dell’agenda economico-sociale del pianeta…

Qualche riga dopo e Poggianti conclude così la pagina finale: “Chissà che in definitiva, rivalutare il ruolo di chi produce le risorse alimentari, ridisegnare e rilanciare un’agricoltura e una zootecnia compatibili, salvare cioè (per riprendere la metafora che da’ origine a questo scritto) la capra e i cavoli non sia l’unico modo per salvare questa nostra terra. Chissà”.

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