Saperi

C’era una volta il jukebox

Narrazioni. La ricerca è come una droga, ti entra dentro e non ti abbandona, tanto è difficile disintossicarsi. Ed ecco, al centro del racconto, la presenza in primo piano addirittura dell’Acido Linoleico, nella stesura finale di un lavoro scientifico, con l’arduo compito, da parte del protagonista e io narrante, di convincere i propri colleghi su come un insieme di fattori possa condizionare la risposta psicopatologica dei soggetti umani. L’esercizio della memoria, intanto, rimanda a un tempo lontano e a un jukebox dal quale si ripresentano le canzoni di una intera vita

Massimo Cocchi

C’era una volta il jukebox

Un piovoso sabato di Novembre, il 16, precisamente, lo ricorderò come un giorno felice e anche un poco magico per i tre avvenimenti che sono accaduti. Una strana combinazione ha attirato la mia attenzione e mi ha fatto riflettere sulle tre cose più importanti della mia vita: la scienza, i ricordi di bambino, gli affetti. Apro la posta e ricevo una lettera dagli amici di Vienna, Gustav e Hans. Mi hanno inviato la stesura finale del lavoro scientifico che abbiamo discusso molti mesi fa nell’Istituto di Fisica Atomica e Subatomica dell’Università di Vienna.

Un giorno difficile, quel giorno.

Nella sala di riunione mi toccava il compito, molto arduo, di convincerli che la mia intuizione sul ruolo centrale di quella piccolissima quantità di Acido Linoleico che abbiamo nel cervello, poteva prevedere che una sua piccola modifica potesse avere una grande influenza sulla mobilità della membrana del neurone nel condizionamento del flusso dei canali ionici.

L’insieme dei fattori che, partendo dalla mobilità della membrana (fluidità e viscosità), quindi da quel fine regolatore del tono che è l’Acido Linoleico, possono condizionare la risposta psicopatologica dei soggetti umani.

Oggi, dopo molti mesi di lavoro su un modello matematico, gli amici mi hanno dimostrato che l’intuizione era giusta e, almeno il modello, aveva dato risposta.

“La notevole bassa concentrazione di Acido Linoleico e di Acido alpha Linolenico intorno a 1-10µM nelle membrane ha attratto diverse interpretazioni su uno specifico meccanismo che controlla la funzione del canale, in particolare all’interno della superfamiglia dei canali Kv. Cocchi et al. hanno fornito un modello di “rottura della simmetria” in cui basse concentrazioni di Acido Linoleico potrebbero operare un confine all’interno della “transizioni di fase” che alla fine potrebbero influenzare i più grandi domini di membrana e diffondersi attraverso le cellule nel livello modulare dell’intero cervello (Cocchi M, Minuto Ch, Tonello L, Gabrielli F, Bernroider G, Tuszynski J.A, Cappello F. and Rasenick M. (2017) Linoleic acid: Is this the key that unlocks the quantum brain? Insights linking broken symmetries in molecular biology, mood disorders and personalistic emergentism. BMC Neurosci 18, 38). Tuttavia, altre prove sono di supporto agli effetti diretti tra PUFA e atomi di canale perché i loro effetti PUFA possono essere “lavati” in pochi secondi e non sembrano avere un significativo effetto fluidizzante sulla membrana (Elinder F & Sara I. Liin, (2017) Actions and Mechanisms of Polyunsaturated Fatty Acids on Voltage-Gated Ion Channels, Frontiers in Physiology, 8). Tuttavia, alla fine, questa situazione si risolverà, il presente lavoro su una capacità di gating dinamico ad alta risoluzione del dominio del filtro Kv, ha scoperto un livello di sensibilità riguardo alla permeazione di ioni che non è stato visto in precedenza. Questo livello potrebbe ancora dissolversi in modo ancora più accurato dalla combinazione di descrizioni classiche e quantistiche della transizione ionica, come suggerito dai presenti autori in numerosi contributi precedenti (Cocchi M, Minuto Ch, Tonello L, Gabrielli F, Bernroider G, Tuszynski J.A, Cappello F. and Rasenick M. (2017) Linoleic acid: Is this the key that unlocks the quantum brain? Insights linking broken symmetries in molecular biology, mood disorders and personalistic emergentism. BMC Neurosci 18, 38; Summhammer j, Sulyok G, Bernroider G. (2018) Quantum dynamics and non-local effects behind ion transition states during permeation in membrane channel proteins. Entropy, 20, 558). Anche se ancora speculativa, una connessione tra il livello di sensibilità conduttiva dei canali Kv visto dai risultati attuali e l’ipotesi di transizione di fase esercitata dai PUFA come menzionato sopra, potrebbe forse aprire una strada all’urgente questione della cooperatività del canale nel cervello”.

Our results show that a change in length of the selectivity filter of as little as 4 %, independent of whether the filter is made longer or shorter, will reduce the K+ion current by around 50%”.

Ora, ovviamente, scatterà inevitabilmente la complessità che normalmente segue l’intuizione, cioè il trasferimento dell’esperimento dal modello matematico al modello biologico. Se ci sarà la conferma biologica, avremo fatto anche un ulteriore, importante passo verso i segreti della coscienza umana e animale. Già, non si finisce mai, la ricerca è come una droga, ti entra dentro e non ti abbandona, è difficile disintossicarsi. Io non ho ancora trovato nessun antidoto e il desiderio, quasi un affanno, di conoscenza è come un onda che continua a riversarsi sulla riva senza sosta.

In questa fantastica giornata è accaduta un’altra cosa. Mi sono trovato, per un’improbabile circostanza, in una grande stanza piena di jukebox. Come attratto da una calamita, mi sono fermato davanti al più bello e classico. Un sogno che ti riporta immagini del passato, con il suo braccio che aspetta il giro dei dischi (quelli vecchi di vinile) e ti porta i ricordi. È diverso dai CD, dagli album scaricati sul computer, ti sembra di non percepire il sentimento di chi ha scritto meravigliose poesie in musica. Lì, in quel momento, il braccio ha accompagnato al suono una bellissima canzone di Elvis Presley e allora, con il disco, sono partiti anche i ricordi.

Al paese dove ho trascorso la mia infanzia e adolescenza, non era ancora arrivato il Jukebox ed erano veramente poche le persone che possedevano un giradischi. Ricordo ancora quando mio nonno, con l’ironia che gli era propria, mi raccontava che quando portò a casa il primo grammofono a tromba del paese e lo fece suonare, dovette aprire la porta di casa ai compaesani che, stupiti, volevano controllare se dietro al grammofono c’era qualcuno che, fisicamente, stava cantando.

Al paese c’era un chiosco di gelati, “la baracchina di Amilcare”, dove noi ragazzini ci facevamo preparare un bicchierone con gelato di crema, amarena e acqua di seltz. Era arrivato il mito americano, l’avevamo visto al cinema. Nel senno di poi, meglio, questo beverone, degli hamburger e degli hot dog e delle patatine fritte con l’olio di semi, che impreverseranno per decenni e ancora imperversano sulla salute di generazioni di americani e anche degli italiani. Non c’era il jukebox.

Io vidi il primo, lo ricordo come fosse ieri, in un bar all’aperto di Porretta dove accompagnavo mia nonna alle cure termali. Per lei queste cure erano molto importanti, la riposavano da dalle giornate trascorse fra bicicletta e passaggi sui barchini che attraversavano il Reno da una parte all’altra dell’argine. Lei era ostetrica, la “levatriz”, la “bèglia” come recita il nostro dialetto bolognese e curava una vasta “condotta”, cioè l’area di competenza professionale. Tempi duri, sia per la “bèglia” sia per la puerpera, scarsa igiene, scarso cibo. Lei partiva con due sporte attaccate al manubrio della bicicletta, una con carne e gallina per il brodo e l’altra con i ferri del mestiere e i disinfettanti. Scoprirò, molti anni dopo, il significato della “carne e del brodo”. La nonna si garantiva che la puerpera avesse almeno una settimana di questo cibo. Lei non sapeva, poi si scoprì che nella carne c’è la carnitina e che la metà passa nel brodo assieme ai sali minerali. La carnitina è una sostanza che favorisce l’ingresso degli acidi grassi nelle membrane cellulari per condurli alla produzione di energia. Di questo aveva bisogno la puerpera, di ripristinare, per quanto era possibile, le risorse energetiche dopo lo sforzo del parto. Il mio Maestro la chiamava la “prova del nonno”, a significare che quando un fenomeno reggeva nel tempo, voleva dire che l’intuizione era stata giusta e che c’era un fondamento scientifico, ancora, a volte, da scoprire.

Ho rivisto quel jukebox dove, a Porretta, ascoltavo e riascoltavo “Tutti i Frutti” cantata da Little Richard. Nasceva il rock con la famosa canzone Rock Around the Clock, incisa da Bill Haley & His Comets e ci avrebbe accompagnato per lungo tempo. Davanti al jukebox ho avuto un momento di allontanamento dalla realtà che mi circondava, ho guardato il braccio che si muoveva, pescare il disco, le mille piccole luci che si rincorrevano in una storia senza fine. Un momento di magia che solo il ricordo del tempo ti può dare, qualunque esso sia, bello o brutto.

Dovremmo imparare a vivere la magia del ricordo, la percezione del tempo che rappresenta la nostra vita, lo ieri che si confronta sempre con quel domani che fino a che non è diventato di nuovo ieri non esiste, già, perché il futuro non esiste, non riusciamo e non possiamo dargli dimensione. Davanti al jukebox ho riletto i passi di un’adolescenza vissuta in modeste risorse economiche ma con il riferimento di persone eccezionali, forti e di grande dignità.

Ho rivisto i passaggi, allora impensabili e improbabili, che mi hanno portato all’emozione del lavoro con l’Istituto Atomico di Vienna.

Ho riflettuto sulle implicazioni sentimentali di una vita vissuta di corsa, di una vita colpevole di assenze, frequenti e prolungate, dagli affetti e se oggi non avessi gioito di quel lavoro scientifico, mi sarebbe crollato addosso il peso delle molte responsabilità disattese.

A questo ho pensato quando, strappato dalla magia del jukebox, mi sono ritrovato con mia figlia e la sua nuova, serena vita, in una trattoria della bassa bolognese davanti a taglatelle con il tartufo.

Lì l’ho rivista nei suoi primi passi, nel suo percorso di vita impegnato e determinato, l’ho rivista nel grande dolore che, forse, non l’abbandonerà mai, lì ho rivisto le mie assenze e, senza che sentisse, le ho chiesto perdono.

Mi sono rivisto come un jukebox che, con il suo braccio, pesca i dischi della mia vita e ne esce una musica che io solo posso ascoltare ed è bene che nessun altro ne percepisca le parole.

L’illustrazione di apertura è tratta da Internet

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui

Commenta la notizia