Saperi

Cibo di strada ante litteram. Tracce di alimenti nei recipienti del Termopolio nel Parco archeologico di Pompei

Dai lapilli riemerge l’antica mensa con immagini tridimensionali di animali. Le decorazioni del bancone sembrano ricondurre a un’insegna commerciale. All’interno dei recipienti ricavati dentro il bancone vi erano i cibi destinati alla vendita. Nella sola Pompei se ne contavano una ottantina di banconi, ma nessuno di essi, a conferma dell’eccezionalità del ritrovamento, interamente dipinto

Olio Officina

Cibo di strada ante litteram. Tracce di alimenti nei recipienti del Termopolio nel Parco archeologico di Pompei

Una nuova, ulteriore e straordinaria scoperta a Pompei. Le sorprese non mancano mai e ogni volta è sempre una gran gioia. Infatti, nei nuovi scavi ripresi all’interno del progetto di manutenzione e restauro della Regio V riaffiora un Termopolio perfettamente conservato con l’immagine di una ninfa marina a cavallo e animali con colori talmente accesi da sembrare tridimensionali.

A stupire, in particolare, è il ritrovamento nei recipienti del Termopolio di tracce di alimenti che venivano venduti in strada. Era infatti abitudine dei pompeiani quella di consumare all’aperto cibi e bevande calde. Gli specialisti del Parco archeologico di Pompei stanno già studiando il materiale per verificare quanto questa scoperta possa ampliare le conoscenze sulle abitudini alimentari di età romana.

Soddisfatto il ministro per i Beni e per le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini: “con un lavoro di squadra, che ha richiesto norme legislative e qualità delle persone, oggi Pompei è indicata nel mondo come un esempio di tutela e gestione, tornando a essere uno dei luoghi più visitati al mondo in cui si fa ricerca, si continua a scavare e si fanno scoperte straordinarie come questa”.

Secondo Massimo Osanna, direttore generale ad interim del Parco archeologico di Pompei, “oltre a trattarsi di un’ulteriore testimonianza della vita quotidiana a Pompei, le possibilità di analisi di questo Termopolio sono eccezionali, anche perché per la prima volta si è scavato un intero ambiente con metodologie e tecnologie all’avanguardia che stanno restituendo oggi dati inediti”.

“È all’opera è un team interdisciplinare – ha spiegato Osanna – composto da un antropologo fisico, un archeologo, archeobotanico, un archeozoologo, un geologo e un vulcanologo. Alle analisi già effettuate in situ a Pompei saranno ora affiancate ulteriori analisi chimiche in laboratorio, in modo da comprendere i contenuti dei dolia, i contenitori in terracotta”.

L’impianto commerciale dove è riaffiorato il Termopolio era stato indagato solo in parte nel 2019, durante gli interventi delGrande Progetto Pompei per la messa in sicurezza e consolidamento dei fronti di scavo storici”.

Considerata l’eccezionalità delle decorazioni, e al fine di restituire la completa configurazione del locale, ubicato nello slargo all’incrocio tra il vicolo delle Nozze d’argento e il vicolo dei Balconi, si è deciso di estendere il progetto e di portare a termine lo scavo dell’intero ambiente in modo da proteggere con un restauro adeguato l’intero contesto.

Di fronte al Termopolio, nella piazzetta antistante, erano già emerse una cisterna, una fontana e una torre piezometrica per la distribuzione dell’acqua, dislocate a poca distanza dalla bottega già nota per l’affresco dei gladiatori in combattimento.

Le decorazioni del bancone – le prime emerse dallo scavo – presentano sul fronte l’immagine di una Nereide a cavallo in ambiente marino e, sul lato più corto, l’illustrazione probabilmente della stessa bottega alla stregua di un’insegna commerciale. Al momento dello scavo, il ritrovamento di anfore poste davanti al bancone rifletteva non a caso l’immagine dipinta.

In questa nuova fase di scavo sono emerse altre pregevoli scene di nature morte con rappresentazioni di animali,probabilmente macellati e venduti nel locale. Frammenti ossei, pertinenti gli stessi animali, sono stati inoltre rinvenuti all’interno di recipienti ricavati nello spessore del bancone contenenti cibi destinati alla vendita. Come le due anatre germane esposte a testa in giù, pronte per essere preparate e consumate, un gallo e un cane al guinzaglio, quasi un monito alla maniera del famoso Cave Canem.

Una sbeffeggiante iscrizione graffita “Nicia cinede cacator” si legge sulla cornice che racchiude il dipinto del cane: “Nicia (probabilmente un liberto proveniente dalla Grecia) Cacatore, invertito!” forse lasciata per prendere in giro il proprietario o da qualcuno che lavorava nel Termopolio.

Altro dato interessante è il rinvenimento di ossa umane, ritrovate parzialmente sconvolte a causa del passaggio di cunicoli realizzati in età moderna da scavatori clandestini in cerca di oggetti preziosi.

Alcune sono di un individuo di almeno 50 anni che verosimilmente, al momento dell’arrivo della corrente piroclastica, era posizionato su un letto di cui restano tracce.

Altre ossa, ancora da indagare, sono di un altro individuo e sono state rinvenute all’interno di un grande dolio, forse qui riposte sempre dai primi scavatori. Inoltre, nel Termopolio è stato rinvenuto diverso materiale da dispensa e da trasporto: nove anfore, una patera di bronzo, due fiasche, un’olla di ceramica comune da mensa. Il piano pavimentale di tutto l’ambiente è di ceramica ed è costituito da uno strato di cocciopesto (rivestimento impermeabile composto da frammenti in terracotta), in cui in alcuni punti sono stati inseriti frammenti di marmi policromi (alabastro, portasanta, breccia verde e bardiglio).

I termopoli, dove si servivano bevande e cibi caldi, come indica il nome di origine greca, conservati in grandi dolia (giare) incassati nel bancone in muratura, erano molto diffusi nel mondo romano, dove era abitudine consumare il prandium (il pasto) fuori casa. Nella sola Pompei se ne contano una ottantina, ma nessuno con il bancone interamente dipinto, a conferma dell’eccezionalità del ritrovamento.

Le prime analisi di laboratorio – come precisa l’antropologa funzionaria del Parco archeologico di Pompei Valeria Amoretti – confermano come le pitture sul bancone rappresentino, almeno in parte, i cibi e le bevande effettivamente venduti all’interno del Termopolio: tra i dipinti del bancone sono raffigurate due anatre germane, e in effetti un frammento osseo di anatra è stato rinvenuto all’interno di uno dei contenitori, insieme a suino, caprovini, pesce e lumache di terra, testimoniando la grande varietà di prodotti di origine animale utilizzati per la preparazione delle pietanze.

D’altro canto – spiega la dottoressa Amoretti – le prime analisi archeobotaniche hanno permesso di individuare frammenti di quercia caducifoglie, probabilmente pertinente a elementi strutturali del bancone. Sul fondo di un dolio – identificato come contenitore da vino sulla base della bottiglia per attingere, rinvenuta al suo interno – è stata individuata la presenza di fave, intenzionalmente frammentate/macinate. Apicio nel De re Coquinaria (I,5) ce ne fornisce il motivo, asserendo che venivano usate per modificare il gusto e il colore del vino, sbiancandolo.

Nell’angolo tra le due porte (angolo nord occidentale della stanza) del Termopolio – l’antropologa Valeria Amoretti – è stato rinvenuto uno scheletro completo di cane. Non si tratta di un grande cane muscoloso come quello dipinto sul bancone ma di un esemplare estremamente piccolo, alto 20-25 cm alla spalla, pur essendo un cane adulto. Cani di queste piccolissime dimensioni, sebbene piuttosto rari, attestano selezioni intenzionali avvenute in epoca romana per ottenere questo risultato.

Erano presenti inoltre, all’interno della stanza – e in particolare, come precisa la Amoretti, dietro al bancone dove sono state trascinate dai primi scavatori – un buon numero di ossa umane pertinenti ad un individuo maturo – senescente, di almeno 50 anni di età.Una prima analisi permette di associare queste ossa trascinate a ciò che resta di un individuo rinvenuto nell’angolo più interno della bottega, che verosimilmente al momento dell’arrivo della corrente piroclastica era posizionato al di sopra di un letto o una branda, come testimoniano il vano per l’alloggiamento del giaciglio e una serie di chiodi e residui di legno rinvenuti al di sotto del corpo.

Ancora da indagare sono le ossa pertinenti ad almeno un altro individuo, rinvenute all’interno di un grande dolio, probabilmente risistemate in tale posizione sempre dai primi scavatori.

Questi sono solamente i primi dati macroscopici forniti dallo scavo in corso, ma non saranno sicuramente gli ultimi: infatti i reperti prelevati e portati in laboratorio verranno ulteriormente indagati tramite indagini specifiche in dipartimenti e università in convenzione, che permetteranno di affinare sempre più i dati a nostra disposizione e quindi la conoscenza del Termopolio e del sito.

In apertura, e all’interno, foto di Luigi Spina. Si ringrazia per le dettagliate informazioni il MiBact

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