Saperi

Come funziona ciò che ci circonda

Libri per l'estate 2022.Un nuovo modo di percepire la realtà in cui siamo immersi si insinua e ci ri-definisce come ologrammi. Byung-Chul Han analizza i processi che delineano questa nuova dimensione nel suo ultimo saggio Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale, edito da Einaudi, concentrandosi, pagina dopo pagina, sulle questioni del nostro presente

Caterina Arcangelo

Come funziona ciò che ci circonda

Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale è un saggio scorrevole e di facile fruizione, che si concentra sulle questioni del nostro presente; su ciò che in special modo caratterizza la nostra quotidianità sempre più stravolta o, per meglio dire, appesa al Cloud o a Google Earth.

La massa di informazioni che ogni giorno ci sommerge e rimodella i nostri confini geografici sconvolge le nostre esistenze. Un nuovo modo di percepire il reale si insinua e ci ri-definisce come ologrammi, appartenenti a una realtà che appare sempre più liquida e rarefatta.

«Le cose sono i punti fermi dell’esistenza, ma oggi le informazioni le hanno completamente insabbiate». Abbiamo smesso di vivere «le cose del mondo», per citare Annah Arendt – al quale lo stesso Byung-Chul Han rimanda – per affermare come quelle cose che hanno il compito di «stabilizzare la vita umana» assumono ora, nella nuova dimensione virtuale, una forma meno durevole. Riprendendo Vilém Flusser, teorico dei media, «Le non cose stanno penetrando nel nostro ambiente da tutte le direzioni, e scacciano le cose».

Ci troviamo a vivere un’epoca di passaggio «dalle cose alle non cose». Byung-Chul Han analizza i vari processi di questa nuova dimensione «virtuale» considerando modelli filosofici e sociologici ormai consolidati o partendo dalle analisi sull’infanzia di Benjamin e Winnicot.

Benjamin in Infanzia berlinese intorno al millenovecento descrive come si sentisse inerme di fronte alla potenza dell’apparecchio telefonico; Winnicot, invece, si sofferma su ciò che consente al bambino di instaurare un rapporto di fiducia con la realtà.

Formulazioni logicamente coerenti o principi di cui Byung-Chul Han si serve per mostrare come oggi, al contrario dell’oggetto transizionale di Winnicot, che è generalmente qualcosa di morbido e capace di promuovere una relazione con l’altro, lo smartphone è un oggetto duro e narcisistico.

«Gli oggetti digitali non possiedono la negatività dell’obicere. Non li percepisco in quanto resistenza. Lo smarthphone è smart poiché sottrae ogni carattere riottoso alla realtà. Basta la sua superficie liscia a trasmettere un senso di resistenza assente. Sul suo levigatissimo touch screen ogni cosa appare docile e gradevole. Con un clic o con un colpo di polpastrello tutto diventa disponibile, a portata di mano. Con la sua superficie liscia, esso funge da pietruzza antistress digitale che ci strappa costantemente un mi piace».

L’assenza digitale di resistenze porta alla mancanza di esperienze del mondo. Inoltre, esso «crea molte analogie coi cosiddetti “oggetti autistici”» e questi ultimi, oltre a non instaurare un rapporto con l’altro, hanno superfici dure.

Dunque lo smartphone è lo specchio riflettente o “deformante” della realtà.

Una realtà diremo disfunzionale e compromessa da tutti quei presupposti che coincidono con una forma di intelligenza artificiale.

Quest’ultima, seguendo il pensiero di Heidegger, «sarebbe incapace di pensare poiché non ha accesso alla totalità da cui prende le mosse il pensiero».

Manca il pathos, manca l’inizio del pensiero: «L’intelligenza artificiale è apatica, vale a dire senza pathos, senza passione. Essa calcola».

In generale, il lavoro di Byung-Chul Han risulta tra le più interessanti letture del nostro 2022, per quanto la frontiera più avanzata della realtà virtuale avrebbe bisogno di nuove e ulteriori indagini su quegli aspetti di veridicità che coinvolgono e compromettono la sfera percettiva ed emotiva, superando la con-fusione tra “mondo reale” e “mondo virtuale”.

Un altro aspetto non meno importante del testo è la complessità dei temi affrontati. Le questioni prese in esame risultano talvolta compresse per essere appieno comprese nella totalità delle indagini.

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