Così parlo Sossio, l’ultimo filosofo classico d’Italia
A più di un anno dalla scomparsa, Giametta resta sempre sulla cresta dell’onda. E ora, in attesa del suo postremo e testamentario Antipascal, che vedrà la luce nel 2026 per i tipi della Nave di Teseo, è in libreria per l’editore Bibliopolis una miscellanea di prose filosofiche di Sossio, di recensioni di Giancristiano Desiderio ai libri di Giametta, nonché di interviste, battute, scambi epistolari e messaggistici tra i due. Si scopre cosi che solo la filosofia ci può salvare

Non i critici, ma gli anni sono la miglior misura di un autore. È sempre stato così, se già il Castiglione nel suo Cortegiano ammoniva: “il tempo che suol dare sempre della vita o morte delle scritture giusta sentenza”.
Oggi però la politica editoriale consente tali magheggi ignominiosi che delle mezze calzette possono ergersi ad autori e finanche atteggiarsi a classici del futuro. Eppure, la iustitia vigente in Parnaso, fa sì che quando cala il sipario su costoro ossia quando le ospitate televisive, i flash sbrillantanti, le recensioni marchettare, le tirature da supermarket (con susseguenti maceri), insomma quando quel brigare e affacciarsi continuo per dir “pubblicità” come nella felliniana Voce della luna vien luttuosamente meno, proprio allora rimangono – mute e imbelli – le scritture. In verità ai libri soli è dato conservare in mezzo ai vivi un trapassato: è il loro arduo destino post mortem.
Questo lungo e triste (ma ahinoi vero) preambolo, mi serve per rilevare che Sossio Giametta, a più di un anno dalla sua scomparsa, è sempre un autore sulla breccia o, per dir meglio, surfisticamente sulla cresta dell’onda. Chi scrive, per esempio, sta lavorando al suo postremo e testamentario Antipascal che vedrà la luce nel 2026 per i tipi della Nave di Teseo, mentre l’editore Bibliopolis di Napoli – che molti libri di Sossio ha stampato con meritorio pregio, tra cui uno dei primi le Eterodossie crociane e uno degli ultimi il Commento a Umano troppo umano – ha appena licenziato per le cure di Giancristiano Desiderio (coautore) questo Così parlo Sossio che già dal titolo alla De Crescenzo è un bellissimo omaggio dettato dal ricordo amicale, quantunque per niente disutile alla filosofia.
“È testimonianza dell’amicizia che è nata dalla filosofia e della filosofia che è nata dall’amicizia, secondo il significato più vero della parola greca filosofia” scrive infatti il Desiderio, presentandolo. Questa amicizia prende la forma letteraria di una miscellanea di prose filosofiche di Sossio, di recensioni di Desiderio ai libri di Sossio, di interviste, battute, scambi epistolari e messaggistici tra i due. Pur nella varietà (invero un po’ caotica) dei generi e dei registri, il lettore riesce infine a farsi un’idea abbastanza congrua del pensiero e dello stile di Sossio Giametta, e riesce anche a capire perché egli fosse l’ultimo filosofo classico del nostro paese. I vari e postmoderni Cacciari Agamben etc. sempre intenti a pensar qualcosa à la page che li tenga per qualche tempo a galla nell’Italietta accademico-speculativa se lo tengano per detto (soprattutto dopo quel loro tragicomico svarione pandemico in cui, prefigurando dittature biopolitiche poi nulle, son finiti nella stessa buca di Talete con annesso marameo di bimba più saputa di loro). Personalmente, ciò che più mi ha colpito di questo Così parlò Sossio è la lettera iniziale con cui Giancristiano saluta l’amico (di fatto sancendone la permanenza tra noi) e l’umanissimo scambio di mail alla fine.
Sossio era un grande inesausto scrittore di lettere e che delle epistole vengano ancor oggi accolte con riverenza dentro un libro deve sorprendere e insieme commuovere, essendo l’epistolografia un genere ormai defunto o prossimo a esserlo al pari dell’epigrafia o dell’epica. In queste mail (come in quelle ormai storiche a Roberto Calasso contenute nel Mago del sud edito nel 2022 da Olio Officina) viene fuori l’uomo Giametta coi suoi ticchi, il suo genio, la sua fisionomia, la sua grande umanità. Chi l’ha conosciuto da vicino, se lo rivede per incanto ancora una volta davanti, giusto per un ultimo attimo fugace: evento che, da solo, vale già tutto il libro. Scrive in una delle sue mail a Desiderio il vecchio Sossio: “Sarò contento quando vedrò stampati insieme il tuo articolo e le tue domande e le mie risposte. È un altro modo di stare insieme, come fa piacere a entrambi”. Beh, con questo libro, di lassù, certamente ora sorride contento.
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